Roma 17 giugno 2020 – “L’Istat ha certificato che siamo in deflazione con una riduzione dello 0,2% dell’indice dei prezzi al consumo nel mese di maggio. Se il dato sarà confermato come andamento annuale questo avrà riflessi negativi sul piano economico generale e colpirà anche i pensionati attuali e futuri”. Lo dichiarano in una nota congiunta il Segretario Confederale della Cisl, Ignazio Ganga ed il Segretario Generale della Fnp Cisl, Piero Ragazzini.
“La deflazione determina una minore crescita, o una maggiore caduta, del Pil nominale e quindi una crescita del rapporto debito/Pil. Una minore crescita e la caduta del Pil nominale si riflettono in modo negativo sulla valorizzazione annuale dei contributi versati dai lavoratori ai fini pensionistici, che sono rivalutati annualmente in base alla variazione media quinquennale del Pil nominale. Quindi si determina un valore più basso delle pensioni future. Inoltre, viene meno l’annuale perequazione delle pensioni in base all’aumento dei prezzi. Il fatto è poi aggravato se si esaminano le cause che producono, secondo i dati Istat, la deflazione che determinata essenzialmente dalla forte diminuzione del prezzo dei carburanti, mentre i prezzi dei generi alimentari, della cura della casa e della persona sono aumentati del 2,4%. In pratica mentre il costo dei beni maggiormente utilizzati dai pensionati è aumentato erodendo il valore reale della loro pensione, l’indice Istat che dovrebbe garantire questo valore reale mostra un andamento negativo per effetto sia della crisi economica e della caduta della domanda di carburanti.
Alla luce dei dati su esposti se per un verso è necessario insistere sulle misure utili a far ripartire l’economia, rispetto al tema delle pensioni dovrà essere riaperto immediatamente il confronto teso ad individuare le misure necessarie per evitare ricadute sui trattamenti pensionistici in essere e su quelli futuri”.
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Fonte: cisl.it