A prendere di mira il Reddito di Cittadinanza non sono più i soli partiti politici di opposizioni e una parte del mondo del giornalismo. Da ieri anche la Corte dei Conti, la magistratura che vigila sulla contabilità pubblica.
Ad occuparsi di questa novità, destinata ad aprire un dibattito anche in seno ai partiti che appoggiano il Governo, è Il Sole 24 Ore in Edicola oggi che spiega anche i motivi di questa presa di posizione:
“la cifra più preoccupante fra quelle elencate dalla requisitoria del procuratore generale facente funzione Fausta Di Grazia è un altra: perché solo nel 2% dei casi il Reddito «ha dato luogo a un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego». I calcoli della Corte dei conti trovano conferma nelle bozze del Pnr preparato dal ministero dell’Economia (si veda pagina 5), dove si legge che al 1° marzo scorso sono stati 65.302 i percettori di reddito di cittadinanza assunti, e che solo per il 18% di loro il contratto firmato è a tempo indeterminato”.
Dunque i numeri di coloro che beneficiando del reddito di cittadinanza hanno poi ottenuto un posto di lavoro, nell’ambito dei percorsi per la ricollocazione gestiti dalle strutture pubbliche, sono insoddisfacenti. La misura infatti ha come obiettivo finale di far accedere al mercato di lavoro chi ne è stato espulso oppure non vi è mai entrato.
E’ assai probabile a questo punto che il dibattito sulle parole pronunciate dalla Corte dei Conti possa condurre ad una riflessione su una riforma che spinga per la definitiva messa a regime dei centri per l’impiego e degli altri strumenti connessi, oppure su un ridimensionamento della misura assistenziale.