“Non posso accettare – ha proseguito Furlan – che dopo quello che abbiamo vissuto, per questioni interne alla politica, non si utilizzino 37 miliardi. Sono più o meno quelli tagliati alla sanità negli ultimi 15 anni. Il tema non può essere: li prendo o non li prendo, li utilizzo o non li utilizzo. Lo scontro vero dovrebbe essere sulle idee migliori per utilizzarli subito al meglio. Credo che faremmo molto bene, e lo faremo come Cisl e spero unitariamente, a pretendere che i 37 miliardi siano utilizzati tutti, incassati immediatamente per fare un intervento serio nel sistema socio-sanitario e per dotare gli ospedali di strutture innovative. Dobbiamo pretenderlo dal Governo italiano”.
“È quasi miracoloso – ha osservato la leader Cisl – come il personale sanitario abbia reagito davanti a quello che ha vissuto il nostro Paese. Ma una volta ringraziato il favoloso personale sanitario, il primo modo per riconoscere il loro lavoro è creare una situazione sanitaria per cui non occorrono eroi che rischiano la vita ma un sistema sanitario in grado di reggere una situazione non prevista”.
“La pandemia – ha proseguito – ha portato a galla tanti nodi irrisolti da tanti anni: lo smantellamento della sanità territoriale nasce da una volontà esercitata da vari livelli istituzionali che si è perpetuata negli anni”.
Per Furlan, “l’alternativa alla Rsa per molti anziani si realizza attraverso un sistema socio sanitario territoriale che funzioni davvero e che supporti la famiglia, altrimenti inevitabilmente la Rsa diventa l’unico strumento. Lo smantellamento continuo della sanita’ territoriale nasce da una volonta’ esercitata dai vari livelli istituzionali che si e’ perpetutata per anni – ha aggiunto -. Se chiudi le Rsa devi dare delle alternative. L’anziano e’ una risorsa, ma oltre che detto va praticato. Dobbiamo pretendere un cambiamento molto forte, a prescindere se in autunno il virus tornerà oppure no. Dobbiamo pretendere un sistema sanitario migliore perché’ al di là del Covid ci sono ancora in Italia i viaggi della speranza per curarsi”. Ed ha precisato che “non abbiamo un sistema sanitario uguale in tutto il Paese: dipende da dove si nasce. Il cambiamento del sistema sanitario deve essere profondo e deve garantire la stessa qualità della cura. I conti della sanità – ha aggiunto – non possono essere messi a posto come successo negli ultimi 20 anni circa, tagliando i posti letto, le terapie intensive, la sanità nel territorio, i posti di lavoro di medici, infermieri e personale sanitario. Quello della sanità è un tema di civiltà per un Paese, e quando viene sottovalutato, inevitabilmente la democrazia reale viene compromessa. Quando un cittadino non può esercitare il suo diritto alla salute è ovvio che vive la sua cittadinanza in modo molto limitato”.
E commentando l’accordo tra i governi europei per il Recovery Fund, Furlan ha aggiunto “Ora l’Italia non deve sprecare questa occasione storica. Occorre un accordo fra governo e parti sociali per la destinazione di queste somme ingenti, – conclude – con un piano concreto e strutturale di interventi e riforme economiche per cambiare davvero il nostro Paese”.
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Fonte: cisl.it