Scontro sul blocco dei licenziamenti: i sindacati minacciano lo sciopero generale

AGI – Il governo stringe sul dl agosto ma sono ancora molti i nodi politici da sciogliere, a partire dalla proroga del blocco dei licenziamenti che ha aperto un nuovo fronte di scontro nella maggioranza e rischia di innescare la protesta dei sindacati. Tanto che appare difficile che il testo possa approdare domani in Cdm. Sono molte le misure ancora prive di copertura e ci vorrà ancora del tempo per chiudere l’impianto del provvedimento che conta ormai 91 articoli: dentro c’è anche la norma che prevede la costituzione della newco pubblica per Alitalia solo ai fini di elaborazione del piano industriale, condizionato al via libera della Commissione europea. E un intervento con cui il governo affila i propri strumenti in vista della possibile cessione di Borsa Italiana o di Mts (il Mercato telematico dei Titoli di Stato) da parte del London Stock Exchange, prevedendo che la Consob abbia voce in capitolo nel caso di cambio di azionista.     

 Il vero ‘nodo’ da sciogliere è rappresentato dalla proroga del blocco dei licenziamenti che sta creando non poche tensioni nel governo. Nella bozza del dl si prevede lo stop dei licenziamenti collettivi e individuali per giustificato motivo oggettivo fino alla fine dell’anno, ma dal 15 ottobre varrà solo per chi usa gli ammortizzatori sociali. Divieto che non si applica nei casi di cessazione d’attività, fallimento o in presenza di accordi sindacali per incentivare gli esodi volontari. I sindacati sono già sul piede di guerra. “Se il Governo non prorogasse il blocco dei licenziamenti sino alla fine del 2020, si assumerebbe tutta la responsabilità del rischio di uno scontro sociale”, affermano in una nota i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri avvertendo che “Cgil, Cisl, Uil hanno già indetto un’iniziativa per il 18 settembre: che possa essere trasformata in uno sciopero generale dipenderà solo dalle scelte del Governo e della Confindustria”.

Ira di Confindustria

Dura la replica degli industriali: “Inutile evocare uno sciopero generale, specie in questo momento di gravissime difficoltà economiche e sociali in cui sarebbe necessario progettare insieme la ripresa”, sostiene Confindustria spiegando che la proroga avrebbe un “costo pesante” per lo Stato e avrebbe solo l’effetto di “pietrificare” l’economia.     

Il pacchetto lavoro

Il provvedimento rischia quindi di incagliarsi sul pacchetto lavoro, il più corposo, che stanzia 10 miliardi di risorse, 7,9 nel 2020 e oltre 2 nel 2021, per prorogare, con dei paletti, le ulteriori 18 settimane di settimane di cassa integrazione Covid. Le prima tranche di 9 settimane potrà essere finanziate a valere sui fondi già stanziati dal dl Rilancio. Per accedere alla seconda tranche di 9 settimane sarà previsto un contributo addizionale del 9% per le imprese con perdite di ricavi fino al 20% e del 18% per chi non registra cali. Contributo non dovuto per chi ha subito perdite pari o superiori al 20% e per coloro che hanno avviato l’attività di imprese successivamente al primo gennaio 2019. Previsto anche lo sgravio di sei mesi per i neoassunti, comprese le trasformazioni di tempi determinati. E per chi non richiede la cig scatta l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali, per quattro mesi, fino al 31 dicembre, nei limiti di 8.060 euro annui, sgravio da cui sono escluse le aziende che non hanno subito perdite. C’è anche la la proroga di altri due mesi per Naspi e Discoll in scadenza tra maggio e giugno, il rifinanziamento di 500 milioni per il Fondo nuove competenze e il rinnovo senza causale dei contratti a termine ma con la possibilità di utilizzare una sola volta questo “regime speciale”. Si lavora poi alla detassazione dei rinnovi contrattuali per 24 mesi, richiesta avanzata dai sindacati. In arrivo inoltre altri due mesi di indennità da 600 euro per i lavoratori stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo, bonus previsti ora anche per i marittimi.

Stop al pagamento delle cartelle esattoriali

 Nel pacchetto fiscale c’è lo stop del pagamento delle cartelle esattoriali fino al 15 ottobre, la sospensione fino a fine anno del versamento per gli esercizi commerciali della Tosap e del Cosap per tenere i tavoli all’aperto, la cancellazione della seconda rata Imu per strutture balneari, ricettive (alberghi, campeggi, b&b, ostelli) capannoni per le fiere, cinema e teatri (per questi ultimi l’esonero vale anche per il 2021 e 2022) e il rifinanziamento di 1,5 miliardi nel 2021 del cashback che dovrà stimolare i pagamenti elettronici. Dovrebbe trovare spazio anche il rinvio del 50% delle tasse congelate durante il lockdown ma la norma non è ancora stata definita.     

Rilancio dei consumi

Ancora da definire le formule per il rilancio dei consumi. Nella bozza c’è il fondo voluto dal ministro delle Politiche agricole e alimentari Teresa Bellanova da destinare ai 180mila ristoratori che offrono nelle loro tavole prodotti alimentari totalmente made in Italy, con una dotazione ancora da stabilire: un finanziamento a fondo perduto che dovrebbe essere di almeno 5mila euro a ristoratore. E c’è anche n contributo a fondo perduto per le attività economiche e commerciali nei centri storici che spetta a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi riferito al mese di giugno 2020, sia inferiore alla metà dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi realizzati nel corrispondente mese del 2019. Tra le ipotesi in campo, la proposta avanzata dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Alessia Morani, che prevede di far rientrare nel meccanismo di sconti immediati alla cassa, tra il 10 e il 20%, per l’acquisto di cucine, divani, elettrodomestici, scarpe e vestiti pagati con carte e bancomat. Ma anche per il conto del bar e del ristorante. Per il bonus ristoranti si potrebbe prevedere, in alternativa, come proposto dai 5S, un rimborso del 20% della spesa sostenuta da settembre a dicembre, sempre per chi paga con carta, con un tetto massimo e senza limiti di reddito.      

Gli aiuti al settore auto e alla scuola

Il governo metterà sul piatto anche altri 500 milioni di euro per il settore auto per rafforzare gli incentivi per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni di Co2. In arrivo oltre un miliardo aggiuntivo per la ripartenza della scuola in sicurezza e per le assunzioni di docenti, personale amministrativo e Ata.

Le misure per le pmi

Per le pmi sarà estesa la moratoria dei crediti dal 30 settembre 2020 al 31 gennaio 2021 ma l’Abi ha chiesto al governo una proroga di almeno 12 mesi. Viene inoltre rifinanziato il Fondo di garanzia per le pmi (compreso il terzo settore) con 3,3 miliardi di euro per il 2023, 2,8 miliardi per il 2024 e 1,7 miliardi di euro per il 2025. Sul fronte sanità stanziati 80 milioni nel 2020 e 300 milioni nel 2021 per promuovere la ricerca, lo sviluppo e l’acquisto di vaccini anti-Covid prodotti da industrie nazionali, anche attraverso l’acquisizione di quote di capitale a condizioni di mercato. Mentre altri 482 milioni serviranno per finanziare gli straordinari del personale medico per smaltire le liste di attesa per le attività rimandate a causa del Covid.

La newco Alitalia

Arriva anche il via libera alla costituzione della newco Alitalia controllata dal ministero dell’Economia, prevista già dai decreti Cura Italia e Rilancio, “ai soli fini dell’elaborazione del piano industriale” con un capitale sociale iniziale di 10 milioni di euro. Ma il governo avverte: senza il via libera della Commissione europea al piano, la società sarà posta in liquidazione.

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Fonte: agi.it