La Fondazione Luigi Einaudi ha pubblicato poche ora fa sul sul sito i verbali del Comitato tecnico scientifico “posti a base dei Dpcm sul Coronavirus, che il Governo ha deciso di desecretare”.
Dalla lettura dei verbali è evidente lo “scollamento” tra le valutazioni del Comitato Tecnico Scientifico e le decisioni politiche del Governo Conte prese i DPCM emanati tra febbraio e marzo.
In particolare nel Verbale del 7 marzo a proposito dei territori della Regione Lombardia e provincia di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro Urbino; Venezia, Padova e Treviso; Alessandria ed Asti il Comitato individuava tra le varie misure di contenimento:
“h) svolgimento delle attività di ristorazione e bar con obbligo, a carico del gestore, di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”
“i) apertura delle attività commerciali diverse da quelle di cui al punto precedente, a condizione che il gestore garantisca un accesso ai predetti luoghi con modalità contingentate o comunque idonee ad evitare assembramenti di persone […]“
Dunque non la chiusura di tutti i luoghi di lavoro ma l’avvio sin da subito di una “convivenza” tra l’esigenza di dover continuare a consentire il normale svolgimento delle attività e l’utilizzo delle principali misure di sicurezza.
Col DPCM dell’11 marzo 2020, invece, il Governo Conte sanciva la chiusura delle attività commerciali.
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