Sono tre i deputati ad aver ricevuto il bonus 600 euro: in 5 lo avevano richiesto. M5s: “I nostri parlamentari rinuncino alla privacy”

Ne hanno fatto richiesta cinque deputati, lo hanno ricevuto in tre. Mentre ancora, più di 24 ore dopo lo scandalo dei parlamentari che hanno ottenuto il bonus da 600 euro, non escono i nomi dei “colpevoli”, fonti parlamentari hanno rivisto il numero delle persone coinvolte. Secondo le ultime indiscrezioni quindi si tratterebbe di due leghisti e un esponente del M5s. In un primo momento si era parlato anche di un beneficiario di Italia viva, ricostruzione smentita dal presidente dei renziani Ettore Rosato che se l’è presa direttamente con l’Inps: “Il modo di fare servizio pubblico così è barbaro”.

Intanto continua il pressing dei partiti per far uscire i nomi. Il nodo principale è quello della privacy e per questo oggi il capo politico M5s Vito Crimi ha chiesto ai suoi colleghi parlamentari di “sottoscrivere una dichiarazione per autorizzare l’Inps a fornire i dati di chi ha usufruito del bonus”. E’ infatti il “diritto alla riservatezza” dei parlamentari e dei 2mila tra consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci, che impedisce all’istituto previdenziale di renderne noti i nomi, nonostante gli appelli arrivati da tutte le parti politiche. “Un fatto cosi grave non può passare senza conseguenze. Spero che tutti i partiti si muovano nella stessa direzione, lo dobbiamo a chi sta soffrendo le dure conseguenze di questa pandemia“, è la posizione di Crimi. L’iniziativa del capo politico M5s è stata subito appoggiata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal viceministro Stefano Buffagni e da una parte dei deputati M5s che hanno già detto firmeranno per rinunciare alla privacy.

Resta da capire però come è possibile procedere. Secondo fonti vicine all’istituto di previdenza, le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi. Intanto cresce la pressione dei partiti perché i 5 parlamentari che hanno usfruito del bonus si autodenuncino è fortissima, una pressione che può essere solo psicologica ma che da un punto di vista tecnico e legale non consente altri spazi – si spiega in ambienti parlamentari – per via della privacy e visto che non viene contestato alcun reato. Una soluzione – si ragiona ancora – potrebbe essere la convocazione formale in commissione parlamentare dei vertici Inps. Convocazione di cui comunque al momento non vi è traccia.

Dal ministro degli Esteri Di Maio al viceministro Buffagni: chi ha annunciato “rinuncerà alla privacy” – Tra i primi a sostenere la proposta del capo politico M5s c’è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Sono pronto ad aderire all’idea lanciata da Vito Crimi sulla rinuncia alla privacy così da autorizzare l’Inps a pubblicare i nomi”, ha annunciato Di Maio che domenica aveva chiesto che i cinque si “autodenunciassero“. Ma nessuno, fino ad ora, ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto. “Facciano lo stesso tutti i parlamentari di ogni forza politica”, chiede ora il ministro degli Esteri. “Il mio è un appello rivolto a tutti i leader dei partiti: chiedano ai loro eletti di rinunciare alla privacy e permettano all’Inps di rendere pubblici i nomi di questi approfittatori. E nessuno pensi di scaricare proprie colpe su altri, mettendo di mezzo ad esempio i commercialisti per salvarsi”. Poco dopo ha aderito anche il viceministro al Mise Stefano Buffagni: “Pronto a firmare dichiarazione ad Inps sulla mia rinuncia alla privacy”, ha scritto su Facebook, “lo devono fare tutti i parlamentari!!! La trasparenza su chi ha avuto la faccia tosta di richiedere quelle somme è fondamentale”. E pure la deputata Iolanda Di Stasio: “Io non ho niente da nascondere e sono pronta a firmare per rinunciare al mio diritto alla Privacy”, ha scritto su Instagram. “Scoviamo i furbetti del bonus Partite Iva e sbattiamoli fuori dal Parlamento”.

L’esperto: “L’obbligo di trasparenza prevale sul diritto di riservatezza” – Comunque Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale all’università RomaTre, intervistato da Repubblica fa presente che “l’obbligo di trasparenza prevale sul diritto alla riservatezza individuale” e “acquista un rilievo maggiore perché riguarda i rappresentanti delle istituzioni”.

Si potrebbe a questo punto chiedere all’Inps di dare le loro generalità? Il problema, chiarisce Celotto, è che “non esiste a priori una gerarchia costituzionale fra diritti”, come quelli alla privacy e alla trasparenza, anche se “è proprio la Costituzione a fornire un’indicazione: l’art. 98 dice che tutti i pubblici impiegati sono al servizio della Nazione, l’art.54, che devono esercitare il loro mandato con disciplina e onore“. L’unica via di uscita quindi è “fare l’accesso civico. E se lo negano, ricorso al Tar. Come per i verbali del Cts. Ma i tempi sono lunghi. Sarebbe meglio che qualcuno si facesse coraggio e li accorci”. Come? “Basta che il Parlamento scriva una riga di emendamento al decreto Semplificazione, ora in fase di conversione, per far pubblicare subito tutti i beneficiari di tutti gli aiuti Covid. Questa sarebbe democrazia trasparente“.

Lega, Zaia: “Non trinceriamoci dietro alla privacy”. Il leghista Lollini smentisce: “Non sono io uno dei beneficiari”
Dopo che il leader del Carroccio Matteo Salvini è passato dalla richiesta di dimissioni per i “colpevoli” alla sospensione dopo aver scoperto che sono coinvolti anche tre leghisti, a intervenire duramente oggi è stato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi”, ha detto. “Faccio appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perché viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”. “Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappa anche dalla ‘conta’”. E ha concluso: “Non esprimo giudizi perché ognuno avrà la sua giustificazione , le sue motivazioni”.

Tra i primi a respingere le accuse c’è stato il deputato del Carroccio Mario Lolini, uno dei nomi evocati nelle varie indiscrezioni: “Non sono io uno dei parlamentari che hanno usufruito del bonus di 600 euro e aggiungo anche che né la mia azienda, né quella del settore agroalimentare di cui sono socio hanno richiesto il bonus di mille euro destinato al settore agricolo” dice Il deputato della Lega che continua:” Non so come possano essere circolate certe voci e mi tutelerò legalmente contro chi le ha diffuse. Per ulteriore scrupolo, di fronte alle telefonate dei giornalisti, ho fatto fare un controllo al commercialista se, per errore, la richiesta fosse stata inoltrata a mia insaputa e mi ha confermato che non sono mai state presentate domande a mio nome”.

Italia viva (e Forza Italia) contro l’Inps – Intanto c’è chi se la prende più con l’Inps che con chi ha chiesto il bonus: “Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. A noi di Italia Viva non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus”, ha detto il presidente Iv Ettore Rosato. “Invitiamo formalmente Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento o a rendere pubblici i nomi”. Mentre dal punto di vista del senatore di Forza Italia Andrea Cangini “ad incidere davvero sulla politica e sulla società sono altre due notizie, in effetti “clamorose”. La prima: il ministro degli Esteri in carica ha indotto il direttore di un istituto pubblico da lui nominato a mettere alla gogna cinque parlamentari (che andrebbero cacciati a calci, ma che non hanno violato la legge) per influenzare il voto democratico su un referendum costituzionale di prossimo svolgimento. La seconda: il caso dei 5 deputati ha messo in luce il fatto che un decreto, il Rilancio, votato dal ministro Luigi Di Maio e da tutti i parlamentari di M5s, Pd, Italia Viva e Leu ha consentito migliaia di ‘abusi’ sperperando milioni di euro di denaro pubblico”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it