Bonus 600 euro, la richiesta di questi politici ha il sapore di un furto con destrezza

Le richieste all’Inps del contributo di 600€ e 1000€ per le difficoltà di reddito incontrate durante la vicenda Covid-19 di parlamentari e consiglieri regionali, compreso pure un presidente, (tutti doverosamente in minuscolo) – in possesso di Partita Iva – riaprono il tema dell’art. 54 della Costituzione: “Tutti i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di compierle, con disciplina e onore”.

Ci sono cose che non si spiegano, ovvero per quanto ci si affanni a spiegarle con le giustificazioni più assurde e vili come sta accadendo in Veneto a ben 3 consiglieri regionali leghisti caduti in tentazione, 1 addirittura vice-presidente della giunta Zaia: “La richiesta è avvenuta a mia insaputa”, “Li ho devoluti al mio territorio”, “Li ho devoluti al fondo Covid”, “Invoco la privacy”. Ebbene queste giustificazioni, diventano come un nodo scorsoio. Un vero boomerang, perché stimolano rabbia, nausea e vomito, tutti sapendo che la richiesta di un importo non spettante (ad un ente pubblico) contando sull’anonimato di massa, ha il sapore di un furto con destrezza. Complice il buio, come nei peggiori raggiri, contando sia più facile non venire scoperti.

Se a questo si aggiunge che per tutti e 3, le professioni parzialmente sospese per rendere un servizio pubblico molto ben pagato, sono quelle di consulenti del lavoro e/o commercialisti, ovvero le categorie che non hanno subito contraccolpi dalla crisi sanitaria, viste le parcelle che regolarmente arrivano in aziende e ai privati, per tenuta libri paga e contabilità, la situazione rende ancora più evidente il disonore di cui si sono macchiati e il conseguente disprezzo per lo Stato e i denari pubblici che manifestano le loro azioni.

Ora però vorrei tanto che passassimo alla seconda fase, perché troppe volte ho visto come i furti e le furbizie di bassa lega in ambito politico passino assai facilmente nel dimenticatoio, quasi come si volesse declassarle al “così fan tutti”, creando infondo un’ulteriore autorizzazione a scivolare sempre di più nella china dell’elusione dai propri doveri, volendo ricondurre tutto alla mera sfera privata.

Non siamo un popolo di calvinisti e luterani ma piuttosto di tolleranti furbetti con se stessi e costoro, i nostri rappresentanti ancora una volta schierati “casualmente” con la Lega, lo sanno e attendono con fiducia il declassamento; non delle loro persone, non della loro funzione pubblica come dovrebbe essere senza “se” e senza “ma”, ma del loro abuso scoperto da uno Stato oggi un po’ più efficiente.

Non mi stupirei se nella loro testa, la lotta contro lo Stato centralista e patrigno, prevedesse un’automatica assoluzione, forse anche una premialità per essere riusciti a derubarlo, trattenendo il malloppo dentro confini geografici regionali (ormai quassù anche l’onestà pare una faccenda di autonomia politica)

Del resto, se dipendesse da loro, gli unici reati passibili di vero dileggio e carcerazione non sono corruzione e abusi vari nel pubblico, ma l’immigrazione, la clandestinità. Questa terra è chiamata a trasferire il fiume di rabbia alimentata verso l’altro, verso lo straniero, nel disagio se non nel disprezzo, verso chi non sta dando prova di affidabilità, onestà e rettitudine nella sua funzione pubblica.

Non usiamo questi episodi vergognosi per identificare tutti i politici come una casta senza scrupoli, non è affatto così, identifichiamo con chiarezza chi non merita la nostra fiducia. Guai a declassare questi fatti come “minori”, diverrebbero la spia di un degrado al potere che va sconfitto non accettato. Per riacquistare fiducia nelle istituzioni che oggi più di ieri, finalmente controllano e verificano. Premiando gli onesti e mettendo al bando i disonesti, quasi come fossimo davvero un Paese normale.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it