Bonus, la questione morale è solo politica? Guardiamoci allo specchio e iniziamo a riflettere

di Monica Valendino

Oggi che si riscopre quanto la politica sappia essere squallida in certe sue arroganze e furberie, risuona prepotente la “questione morale” sollevata da Enrico Berlinguer che a 36 anni dalla sua scomparsa è più attuale che mai. L’ex statista del Partito Comunista sosteneva fermamente che “i partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica”.

E aggiungeva: “Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. Lo sviluppo economico e sociale capitalistico è, inoltre, causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza”.

La questione dei bonus qualcuno sostiene che sia un “peccato” dei singoli, una volta sospesi con gogna mediatica la vicenda sarà chiusa. Invece non è così. I bonus richiesti alla faccia dei poveri relativi che aumentano di giorno in giorno (ai quali serve iniziare a pensare con un reddito di cittadinanza riformato e più equo), l’arroganza con cui si difende quanto fatto è figlio di un sistema.

Ma la questione morale è solo politica? Guardiamoci allo specchio e iniziamo a riflettere che l’etica della cosiddetta “casta” non è differente così tanto da quella del Paese. In un circolo vizioso la classe dirigente si sente autorizzata a furberie visto che la società stessa le commette. Viceversa la società si sente autorizzata a evadere, eludere, eccetera visto che la stessa politica lo fa. La questione morale, quindi, non è oggi solo come sosteneva Berlinguer occupazione di posti di potere. Questa è una parte, decisamente importante, ma non l’unica.

La questione morale riguarda tutti: quelli che “conosco il primario quindi passo davanti alle sterminate liste d’attesa per un esame”; quelli che “mio cognato ha il tagliando per i disabili e qualche volta lo prendo”, quelli che “se evado qualche volta una tassa che male faccio?”; quelli che “quasi quasi inizio a fare politica così mi sistemo anch’io”; quelli che “perché dovrei denunciare un’illegalità, poi magari finisco io nei guai”; quelli che tirano fuori i vizi che all’estero vedono bene in noi italiani, ma che noi italiani fatichiamo a riconoscerci.

La questione morale va quindi vista come questione etica. Del resto l’ex numero uno dell’Inps, Tito Boeri, ben prima del “criticato” Pasquale Tridico, denunciava che il “welfare” italiano ha un paradosso: una percentuale del quasi 30 per cento dei sussidi finisce nelle mani dei ricchi. Se partiamo da questo aspetto capiamo bene che la questione etica coinvolge il Pese tutto insieme. I bonus ottenuti dai parlamentari e da svariati altri politici in giro per l’Italia sono ignobili, ma il problema è ben più vasto e complesso.

Il governo, finita l’emergenza, deve puntare su questo aspetto: una redistribuzione della ricchezza più equa con riforme strutturali che vadano dalla corruzione, alla giustizia, alla lotta all’evasione, all’elusione. Per molti sarà politica anti-popolare visto il gran numero di furbi e, quindi di voti, ma a fine legislatura si potrà anche tentare finalmente la svolta per diventare davvero affidabili in Europa. Vai a spiegare altrimenti agli olandesi che il Recovery Fund finisce in certe mani.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it