Senza il divieto di licenziamento e l’ammortizzatore sociale della cassa integrazione previsti dal Governo, a perdere il posto di lavoro per la crisi economica conseguente all’epidemia da Covid19 potrebbero essere fino a 900.000 persone, il doppio di quelle stimate dall’Istat.
A sviluppare questa stima è l’Osservatorio sul mercato del lavoro, curato dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali che, nel suo monitoraggio periodico dei trend occupazionali del Paese, registra questa volta per il periodo aprile-maggio-giugno 2020 gli effetti Covid19 su imprese e lavoratori italiani.
“Se lo storico suggerisce infatti – si legge nell’Osservatorio – che i licenziamenti per motivi economici potrebbero aggirarsi sui 450.000, la congiuntura lascia senza dubbio supporre che possano essere anche il doppio. Tanto più se si considera che su oltre 5 milioni e mezzo di cassintegrati circa 1.300.000 appartengono al comparto turismo-alberghiero-ristorazione, tra i più colpiti dalla pandemia e nel quale si concentrano anche molti dei rapporti di lavoro a rischio (part-time, a termine, stagionali, in somministrazione) di esaurirsi stante il possibile persistere della scarsità di domanda”.
Dunque secondo la ricerca di Itinerari Previdenziali il divieto di licenziare imposto per legge ha un ruolo determinante per arginare la disoccupazione che, specie in alcuni settori, avrebbe effetti sociali dilaganti.