Riapertura scuole, il Cts: “A breve linee guida in caso di contagio. Mascherine se non c’è distanza tra alunni”. Banchi dall’8 settembre

Si è concluso l’atteso incontro a Roma tra la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il Comitato tecnico scientifico sui nodi ancora irrisolti per la riapertura delle scuole, dall’obbligo di indossare la mascherina in classe (qualora sia impossibile garantire le distanze) al protocollo da seguire in caso di studenti sintomatici. Le linee guida definitive non sono ancora state ufficializzate, ma gli scienziati hanno fatto sapere che i documenti saranno “resi disponibili a breve”. E hanno dato le prime indicazioni su come sarà l’avvio del nuovo anno scolastico al tempo del coronavirus: nuovi banchi monoposto “in consegna dall’8 settembre”, percorsi differenziati negli istituti “per evitare assembramenti”, distanziamento interpersonale “da garantire quanto prima in tutte le scuole”.

Il Cts: “Avvio dell’anno è priorità assoluta” – La premessa degli scienziati, espressa al termine del vertice con la ministra, è che la ripartenza “rappresenta una priorità assoluta per il Paese”. Un modo per sgombrare il campo dalle preoccupazioni di chi, nei giorni scorsi, aveva paventato il rischio di un avvio delle lezioni a macchia di leopardo sul territorio nazionale. “Per il raggiungimento di questo obiettivo stanno lavorando, in maniera continuativa, sinergica e coordinata sia i Ministeri ad essa particolarmente interessati (Ministero dell’Istruzione e della Salute), sia il Commissario Straordinario per l’Emergenza, sia il Comitato Tecnico Scientifico”, si legge nel comunicato. “Al centro della riunione il parere del Cts del 12 agosto che resta confermato, così come è stato ribadito l’obiettivo di garantire quanto prima in tutte le scuole il necessario distanziamento interpersonale”. In sostanza gli scienziati ribadiscono quanto affermato poche settimane fa: le mascherine saranno obbligatorie solo qualora non si riesca a garantire il distanziamento sociale (ad esempio in aule troppo piccole o prive di banchi monoposto).

Mascherina in classe? – Nel corso della giornata a fornire le prime anticipazioni sulla linea degli scienziati era stato il coordinatore del Cts Agostino Miozzo. “Questa malattia ha imposto tre pilastri: il distanziamento, l’uso della mascherina e l’igiene. Sono indiscutibili e saranno validi per il mondo scolastico“, ha dichiarato a SkyTg24, prevedendo eccezioni solo in caso di ragazzi non udenti o momenti didattici come l’interrogazione. “L’indicazione sarà: utilizziamo la mascherina perché è un importante strumento contro il virus”. Una linea che però ora sembra essere stata smentita dal Cts. Presidi ed enti locali, infatti, sono al lavoro da settimane per garantire a tutti spazi adeguati, ad esempio individuando strutture esterne alle scuole dove collocare gli studenti in eccesso, ma in molte realtà locali non è detto che si riesca a raggiungere l’obiettivo in tempo. Da qui la concessione degli scienziati, limitata “al periodo necessario a consentire la ripresa delle attività”.

Cosa fare in caso di sintomi a scuola – Un altro tema all’ordine del giorno è quello del protocollo da seguire in caso di contagio a scuola. Già ieri il viceministro Pierpaolo Sileri ha anticipato la linea del governo, sostenendo che per impedire la diffusione del virus verrà predisposta la “chiusura temporanea” degli istituti dove si registrano alunni infetti. “È sicuro che ci saranno dei casi nelle scuole. Se si dovesse verificare un caso non vorrà dire chiudere le scuole, vorrà dire esaminare il contesto di volta in volta e, se necessario, mettere in quarantena una classe o l’intera scuola: questo sarà discusso di volta in volta con le autorità sanitarie locali”, spiega oggi Miozzo. L’ipotesi a cui lavora il Cts, riunito per valutare il documento preparato da Istituto Superiore di Sanità, Inail e ministeri sull’argomento, è quella di effettuare tamponi immediati in caso di studenti o prof con sintomi (in modo analogo a quanto avviene negli aeroporti) e di portarli in una “sala Covid” in attesa del ritorno a casa. Se si sarà costretti a mettere un’intera classe o un istituto in quarantena, poi, scatterà la didattica a distanza.

Il calendario dell’arrivo dei banchi – In vista della ripartenza, però, ci sono ancora altri nodi da sciogliere, tra cui il capitolo banchi. Per garantire il distanziamento sociale tra i ragazzi, infatti, oltre ad aule più grandi sono in arrivo i circa 3 milioni di arredi – tra banchi monoposto e sedie – ordinati dal ministero tramite il bando europeo del commissario Arcuri. Anche su questo è prevista una riunione a cui sono attesi esponenti dell’Anci, dell’Associazione nazionale presidi, il ministro dell’Istruzione, lo stesso Arcuri, gli Uffici scolastici regionali e i maggiori sindacati della scuola. Stando alle ultime informazioni, la distribuzione dei primi banchi agli istituti che ne hanno fatto richiesta comincerà tra il 7 e l’8 settembre e andrà avanti per tutto il mese di ottobre. Previste sanzioni per le imprese vincitrici della gara che dovessero sforare i tempi di consegna.

Il protocollo per le scuole dell’infanzia – Con un comunicato congiunto diffuso nel pomeriggio, Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sapere di aver sottoscritto con il ministero della Salute il Protocollo sicurezza per servizi educativi e scuole dell’infanzia. “I bambini, le famiglie e i lavoratori del sistema integrato per l’educazione e istruzione da 0 a 6 anni potranno iniziare a settembre un nuovo percorso educativo sicuro e strutturato”, dichiarano. “Con questa firma, si creano le condizioni affinché, nello spirito di responsabilità e di condivisione, la molteplicità dei soggetti coinvolti potrà convergere per assicurare le migliori condizioni della ripartenza”. Nel documento, da diffondere ora ai presidi degli istituti, sono indicate le regole da rispettare in materia di igienizzazione di locali e arredi; gestione della prima fase di manifestazione di sintomi riconducibili al contagio; informazione sulle regole di prevenzione per bambini, genitori e docenti. Inoltre, cinque i punti “particolarmente qualificanti” che secondo sindacati confederali e categorie “aprono prospettive di ulteriore approfondimento e miglioramento”: si tratta cioè di garantire la stabilità e la continuità delle classi con i propri maestri, evitando l’utilizzo promiscuo di spazi da parte dei bambini di diversi gruppi/sezioni. I sindacati hanno ottenuto anche il coinvolgimento delle Asl nel sostegno psicopedagogico e soluzioni più flessibili rispetto al passato relative ai servizi mensa.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it