Festa del Fatto, l’intervista a Speranza: “Lo studio ‘segreto’? Fu scelta del Cts. Del vaccino anti-influenzale 17 milioni di dosi, basteranno”

A voler tenere “riservato” lo studio sugli impatti del coronavirus elaborato dal Comitato tecnico-scientifico a metà febbraio sono stati gli stessi scienziati. E in ogni caso la decisione di non renderlo pubblico verteva sulla necessità non solo di “non diffondere allarme” ma anche su una “solidità scientifica” che non era ancora netta perché “il range di ipotesi elaborate era ampio”. Diffonderlo era quindi “complicato”. Così il ministro della Salute Roberto Speranza ha risposto alle accuse di aver secretato lo studio. Che oltretutto, dice alla Festa del Fatto Quotidiano intervistato dalla vicedirettrice Maddalena Oliva e da Gad Lerner, “mi è stato presentato da un esponente, che faceva parte del gruppo di studio, di una Regione governata da Matteo Salvini”, che ora si scaglia contro il governo.

“Rilanciare Immuni, sì al Mes” – “Non intendo seguire i leader dell’opposizione sul terreno dello scontro. L’epidemia è cosi enorme da non meritare un dibattito che non è all’altezza”, ha aggiunto replicando alla lettera sul Corriere della sera del leader della Lega. Quella lettera, ha precisato, “divide Italia” e Salvini si rivela “leader piccolo, che mette da parte gli interessi del Paese per quello personale”, ha poi aggiunto. E sempre nei confronti dell’opposizione ha puntualizzato durante l’intervista: “Dobbiamo rilanciare l’app Immuni, in questo passaggio di apertura delle scuole è uno strumento straordinario. Possibile che ci siano membri dell’opposizione che invitino a non scaricarla?”, si è chiesto il ministro aprendo anche al Mes: “Da dovunque vengono i soldi, è una spesa giusta se si parla di sanità”. Con il premier Giuseppe Conte e con il ministro Roberto Gualtieri, ha aggiunto, “siamo convinti che la salute sia il primo capitolo dei nostri nuovi investimenti”.

“Scuola? Fatti sacrifici, ora si riapre con serenità” – Riguardo alla ripresa delle lezioni in presenza, Speranza ha detto: “Potevamo riaprire prima? Attorno alla scuola si muovono oltre 10 milioni di persone. Eravamo il Paese messo peggio, abbiamo fatto grandi sacrifici. Ma ora possiamo riaprire con maggiore serenità perché i nostri dati del contagio sono migliori di tanti Paesi europei. La Spagna è a 200, la Francia oltre 90. Noi siamo poco sopra i 20, insieme alla Germania siamo quelli che stanno meglio”.

“Nessun ritardo su vaccino anti-influenzale” – Sul vaccino anti-influenzale e i possibili ritardi nelle forniture: “Le Regioni ne hanno acquistati 17 milioni di dosi, mi sembra un dato più alto rispetto agli anni passati e secondo i nostri uffici basterà. A doverlo fare saranno i soggetti a rischio, l’età è stata abbassata a 60 anni – dice Speranza – Penso che la situazione sia assolutamente degna della massima attenzione e ci siano le condizioni per gestirla al meglio”. La campagna di informazione “sarà ancora più forte”, perché “il nodo di fondo è che i sintomi dell’influenza sono simili” al Covid, quindi “meglio riusciremo a limitarla, meglio riusciremo a controllare il virus”. Mentre sul vaccino anti-Covid si è detto “ottimista”: “Se dovesse andar bene il contratto con AstraZeneca, le prime dosi arriveranno a fine. Ed esistono poi altri sei contratti che stiamo firmando”.

“Abbiamo sempre scelto la linea della salute” – Ritornando sul momento più duro dell’epidemia, il ministro ha rivendicato che “tutto il governo” ha “sempre fatto prevalere la linea della salute” di fronte ai “tanti braccio di ferro che abbiamo dovuto affrontare”. L’Italia in “maniera legittima” poteva scegliere la “strada del Pil”, quella “dell’immunità di gregge”, ma la “nostra priorità è stata sempre quella della tutela della salute ed è stata la scelta giusta”. Una “scelta complicata”, ha aggiunto Speranza dicendo che “si poteva pagare un prezzo in termini di finanza e di relazioni sociali, ma prima veniva la questione sanitaria”. Per quanto riguarda la chiusura di Alzano Lombardo e Nembro, Speranza ha detto che “si ricevono sempre critiche, c’è chi dice che potevamo chiudere prima o dovevamo farlo dopo”.

“Con Confindustria notti difficili” – Tra il 21 e il 23 febbraio “abbiamo blindato dieci comuni del Lodigiano e Vo’ Euganeo”. Dopo quelle scelte “ci fu una reazione molto diffusa dell’opinione pubblica” che “disse che avevamo esagerato”. Nei successivi sette-otto giorni “ci dicevamo che stavamo sporcando l’immagine dell’Italia”, ma “io sono sempre stato sempre sulla linea del rigore”. Adesso, precisa, “io so che quella era la scelta giusta, ma con il senno del poi”. E sulle riunioni con Confindustria e sindacati: “Sono state notti molto difficili, ma siamo sempre usciti con documenti firmati all’unanimità. È chiaro che c’erano interessi contrapposti, ma rivendico l’accordo”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it