Il Governo è al lavoro per consentire una maggiore flessibilità in uscita a chi lavora. A partire da domani inizieranno i primi confronti con i sindacati sul fronte previdenziale. L’obiettivo principale è il superamento di Quota 100, considerato che manca un anno dallo stop al meccanismo sperimentale (fine 2021), e al momento il Governo sta valutando principalmente due ipotesi alternative: Quota 102 e quella della Quota 41.
Come funzionerebbe la nuova riforma?
La riforma Quota 102 – come spiega il quotidiano Il Mattino in edicola oggi – consentirebbe, al lavoratore, “dal 2022, a chi lo desidera l’uscita anticipata a 64 anni di età con un minimo di 38 anni di contributi, accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni”.
E poi c’è quota Quota 41, l’idea – dei sindacati, ma la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo inizia a pensarci – è quella di far andare in pensione coloro che abbiano raggiunto almeno 41 anni di contributi versati, a prescindere dall’età anagrafica.
Dunque, rispetto a Quota 100, la principale novità di Quota 102 sarebbe nella flessibilità dell’età anagrafica (da un minimo di 62 a un minimo di 64 anni) mantenendo fermo il paletto dei contributi versati (38 anni). Mentre, con la Quota 41 si potrebbe andare in pensione solo con 41 anni di contributi versati.
Manuel Baldi