Il leader della Lega Matteo Salvini ha presentato una mozione di sfiducia contro il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.
È “vero che ogni anno la scuola è ripartita sempre a singhiozzo, con supplenze e vuoti. Ma quest’anno è particolare. C’erano sei mesi per potere lavorarci, perché la scuola ha chiuso i primi di marzo”. “Io mi domando”, ha proseguito Salvini “cosa hanno fatto per sei mesi al ministero, di che cosa si sono occupati?”.
Azzolina, ha aggiunto Salvini, “è riuscita a litigare con insegnanti, presidi, studenti, coi sindaci, con le famiglie… È arrivata a me la richiesta da papà, ma anche a migliaia di genitori: portate la mascherine da casa, i gel, i guanti… ma come: non aveva promesso che c’erano mascherine per tutti?”.
“Detto questo”, ha concluso “noi non lavoriamo per recriminare ma per risolvere i problemi, la proposta continua ad essere stabilizzare i precari che sono in classe da anni invece di fare concorsoni nuovi”.
Anche i sindacati presnetano il conto al ministro e chiedono al governo più trasparenza. Oltre alla ripresa di un dialogo che porti a risolvere i problemi ancora presenti – carenze di organico in primis, ma anche classi pollaio e banchi insufficienti – e cinque sigle sindacali – Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – fanno un primo bilancio a tre giorni dalla riapertura di buona parte delle scuole. Anche se, ricordano, sono ancora 7 le regioni in cui le lezioni non sono ripartite
Laddove la scuola è ripresa il 14 settembre, molte sono ancora le difficoltà, denunciuano i sindacati: nel Lazio, sostengono, un terzi degli istituti è chiuso e in Sicilia porte ancora serrate per le scuole del primo ciclo.
Primo tasto dolente, l’immissione in ruolo dei docenti. Nel loro reclutamento, lamentano i sindacati, sono state effettuate finora 30 mila immissioni in ruolo su un contingente di 85 mila (il 35,3%) dato “peggiore” del 2019/20, quando a fronte di un contingente pari a 53.627 posti sono state effettuate 21.236 assunzioni (il 39,6%).
E sul fronte del sostegno, su oltre 21 mila posti sono stati assunti meno di duemila docenti, è l’altro dato reso noto dalle cinque sigle sindacali. I numeri sono “impietosi” sostiene la Uil con il segretario Pino Turi: “Siamo a un record storico di precari, sono oltre 220 mila”. E Elvira Serafin (SNALS Confsal) aggiunge: “Sono rimaste 60 mila cattedre vuote e per questo la ripartenza non e’ stata possibile per tutti nello stesso giorno. Molte Regioni hanno preferito lo slittamento proprio perche’ non c’erano le condizioni, perché manca il personale docente e anche il personale Ata”.
Ma la Cisl con la segretaria Maddalena Gissi invita al dialogo dopo aver puntualizzato che l’appuntamento in piazza a Roma il prossimo 26 settembre non e’ uno sciopero, ma una manifestazione per sollecitare le priorità del mondo scolastico. “È arrivato il momento del dialogo – dice Gissi – vanno messe da parte le ritrosie anche in vista delle risorse che arriveranno dal Recovery Fund”.
Anche se il collega della Uil usa toni più duri: “Per dialogare bisogna essere in due. Noi riconosciamo il ruolo del ministro, lei non riconosce il nostro. Questo ministro soffre il confronto”. Francesco Sinopoli (Cgil) ricorda che prima della manifestazione, il 25 settembre “ci sarà una grande assemblea dei quadri” perché “la scuola così non ci piace e vogliamo andare oltre. Andremo avanti fino alla legge di Bilancio”.
Occasione quest’ultima, sottolinea a sua volta l’esponente della Cisl Gissi, per vedere se “il governo ha capito” che servono “investimenti strutturali per la scuola”. Ma Sinopoli, pur invitando ad abbassare il livello di conflittualita’ – “noi non ricattiamo nessuno e non siamo sabotatori” dice – non risparmia critiche: “Alcune cose non stanno funzionando. E non si tratta di trovare il colpevole ma di trovare le soluzioni. Bisogna andare oltre la ripartenza e guardare alle scelte di cosa fare nei prossimi mesi. Abbiamo il Recovery fund – sottolinea – ora non si spengano i riflettori sull scuola, abbiamo bisogno di investimenti straordinari perche’ anche se in passato il governo ha fatto di peggio e ha massacrato la scuola, adesso noi possiamo fare un bilancio degli errori del passato ma anche di quelli commessi in queste settimane da questo governo”.
Sottolineata poi da piu’ parti la richiesta di maggiore trasparenza. “I numeri sono tanti ma sono complicati da interpretare – aggiunge Gissi – noi abbiamo chiesto i dati ma una cosa e’ dire quanto e’ stato chiesto e una cosa quanto e’ stato assegnato”. Oltre a ciò, definisce “aberrante vedere la strumentalizzazione politica di questi giorni”.
Rino Di Meglio (Gilda) sostiene che “manca la trasparenza sui numeri” e che “il dialogo va fatto ma con una certa trasparenza su tutto” perché “se c’è sordità è difficile collaborare: chi sta al ministero deve ascoltare”. Per la Uil, “serve trasparenza e questa la deve il governo. Il tavolo non è più stato convocato – accusa – siamo stati messi fuori dall’osservatorio e non abbiamo cognizione di nulla. Non abbiamo certezze sui banchi perche’ nessuno dice nulla. Questo ministro dell’Istruzione pensa di essere il verbo… Noi riconosciamo il suo ruolo, ma lei non riconosce il nostro. Il ministro soffre il confronto”.
Altro elemento di polemica, il numero dei banchi monoposto. Per i sindacati sono stati consegnati finora 400.000 su un fabbisogno delle scuole di 2.000.000 unità (16,6%); oltre a 400.000 sedie. Ma anche su questo, Turi polemizza: “No banchi, più personale” perché “abbiamo sempre denunciato questa idea della politica delle cose invece che delle persone. Ridurre i banchi e aumentare gli alunni per classe – osserva – è un errore in sé. Per dare efficacia ed efficienza alla scuola bisogna ridurre il numero di alunni per classe”.
Invece, contro le cosiddette classi pollaio, insiste, “non è stato fatto nulla e invece si è deciso di investire sulle cose, comprando banchi”. In questo contenta, Gilda tira in ballo anche la didattica a distanza con una criticità, racconta Di Meglio, che riguarda le “scuole superiori dove solo il 40% sta facendo lezioni in presenza” e questo accade “perché sono rimaste le classi pollaio, gli spazi sono quello che sono e quindi per lo più fanno didattica a distanza”.
Infine, la Uil lancia l’allarme per una vicenda, spiega, che riguarda “gente che non viene assunta perché in gravidanza. Ricordo – dice ancora Turi – che le leggi sulla tutela della gravidanza non sono state abrogate. Quindi i dirigenti scolastici applichino le norme e le leggi, senza inventarsele, non vengano condizionati dalla politica, peggio che nelle ferriere nell’800. C’è il rischio che il contenzioso aumenterà. Il clima nella scuola non deve essere di scontro – ammonisce – anche se il non dialogo, il monologo del ministro sta portando questi effetti”.
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Fonte: agi.it