Lavoro. Cgil Cisl Uil in tutte le piazze d’Italia il 18 settembre “Il Governo apra un confronto con il sindacato per definire insieme le priorità del paese. Indispensabile che le aziende rinnovino i contratti nazionali”

Roma, 16 settembre 2020 – Cgil Cisl Uil, riunite oggi in conferenza stampa per illustrare obietti vivi e modalità della giornata di Mobilitazione Nazionale Unitaria “Ripartire dal lavoro” del 18 settembre prossimo, chiedono al governo di aprire un tavolo di discussione. “Siamo pronti al confronto per definire come cambiare in meglio questo paese guardando al futuro”. Ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Siamo delusi – ha sottolineato – perché finora non è arrivata una convocazione da parte della presidenza del Consiglio”.
Non si deve sprecare nemmeno un euro delle risorse arrivate dall’Europa: tutti i 209 miliardi devono essere ben spesi, perché il paese torni a crescere e con esso anche il lavoro. Quei miliardi non devono diventare debito aggiuntivo fine a se stesso, perché non dobbiamo lasciare in eredità ai nostri giovani solo il debito pubblico ma un paese produttivo”. “La pandemia – ha aggiunto Furlan – ha insegnato tante cose. Non disperdiamo in breve tempo la memoria di quello che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo, anche se arrivano drammaticamente segnali che abbiamo la memoria corta. Quando assistiamo a questo assurdo dibattito sul Mes vuol dire che abbiamo dimenticato le terapie intensive senza più posti liberi e i medici in pensione richiamati in ospedale per assistere i malati. Stiamo rimuovendo elementi assolutamente importanti per guardare il futuro. Anche sul lavoro stiamo rimuovendo alcuni aspetti: abbiamo scoperto durante la pandemia la centralità di molti lavori che ritenevamo secondari. Penso al lavoro delle commesse e dei commessi dei supermercati, ma anche alla scuola che a distanza ha permesso di continuare a tenere un collegamento forte dei nostri bambini e dei nostri ragazzi. Subito dopo i momenti più orribili della pandemia si è iniziato a parlare del lavoro pubblico come di un lavoro che non appassiona le persone, dello smart working del lavoro pubblico quasi come una vacanza e ci si è dimenticati che i nostri eroi, come tutti noi li abbiamo definiti, della sanità avevano bisogno di un riconoscimento importante, sia nel pubblico che nel privato. Non è un caso che siano 14 anni che i lavoratori e le lavoratrici della sanità privata aspettano il rinnovo del contratto. Oggi scioperano in tutta Italia per il diritto ad un contratto nazionale scaduto da tanti anni. Sono lavoratori di un settore in prima linea contro il Covid che meritano le giuste tutele e più rispetto dai loro datori di lavoro. E a loro va tutto il nostro sostengo.
Il primo rispetto per le persone che lavorano è quello di rinnovare loro il contratto.
Alla fine di luglio abbiamo fatto una manifestazione per dire al Governo che i sindacati vogliono essere partecipi nella definizione degli obiettivi di crescita di questo Paese. Fino a pochi mesi fa nessuno di noi poteva immaginare che dall’Europa sarebbero arrivati oltre 209 miliardi per ripartire e ritornare ad avere un Paese dove il lavoro è un elemento centrale. E’ ovvio che non si può disperdere nemmeno un euro di quei 209 miliardi. Se sprechiamo le risorse europee e non le trasformiamo in crescita e lavoro faremo un peccato mortale. Per questo siamo rimasti delusi, allora come oggi, che non sia arrivata ancora nessuna convocazione da parte della Presidenza del Consiglio.

Venerdì attraverso la manifestazione, che abbiamo scelto di non fare a livello nazionale ma di portarla nelle piazze di tutti i capoluoghi di regione, ci prepariamo ad affrontare questa sfida del cambiamento guardando al futuro perché quei miliardi non diventino debito aggiuntivo fine a se stesso ma diventino strumenti perché un domani, attraverso la crescita e il lavoro, i nostri giovani non avranno in eredità solo il debito pubblico ma un Pese produttivo, che mette al centro il lavoro, la dignità della persona, la questione.
A proposito di nuove generazioni, il primo banco di prova era quello della scuola e ha dimostrato che i tanti nodi, che non sono di adesso ma che da tanti anni attanagliano la scuola italiana, sono diventati ancora più complicati e con la pandemia e nessun nodo e’ stato sciolto: cattedre drammaticamente vuote, precari, banchi in ritardo, bambini che scrivono sulle sedie. Non e’ questo quello che i nostri bambini si meritano. Per questo abbiamo tentato già da aprile di avere un confronto serio con la Ministra e con il Governo, per capire ciò che era importante fare affinché le scuole di tutto il paese potessero riaprire in sicurezza e presto. La scuola italiana è importante e fondamentale per la crescita del paese e deve garantite la sicurezza ed importanti sono gli investimenti per la scuola, per la formazione, per l’innovazione e per la ricerca. Il sindacato è pronto al confronto costruttivo per quanto riguarda scuola e utilizzo del risorse europee, per definire come questo paese deve cambiare, cambiare in meglio.

E parla poi della questione sociale “Assistiamo a troppi messaggi divisori che spaccano il nostro paese, è quotidianità. Sono sempre più forti i messaggi che dividono, al contrario abbiamo bisogno di un paese che sia unito, che mette al centro la dignità ed i diritti delle persone. Primo diritto è quello del lavoro. Accanto al piano di investimenti ci vogliono anche atti riformatori forti come ad esempio quello della previdenza, del fisco, quello sugli ammortizzatori sociali, indispensabili per ricreare quel clima di solidarietà e coesione sociale che non può essere recuperato se non mettiamo al centro il tema della giustizia e dell’equità. Ed il fisco è uno strumento formidabile per ridare equità nel nostro paese, in un paese dove il 90% delle tasse è uno zaino pesante che grava sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. E’ ora di rivedere il fisco, come è ora di rivedere gli ammortizzatori sociali troppo frammentati. Servono politiche attive del lavoro, di cui abbiamo perso il senso, che accompagnino chi perde il lavoro verso nuove occupazioni”.

“Sarà un venerdi pieno di proposte, di attese ma anche l’inizio del portare avanti mobilitazioni davvero importanti affinché questi obiettivi vengano raggiunti” conclude Furlan.

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Fonte: cisl.it