AGI – Siamo ancora lontani dai livelli pre Covid, ma dal fronte dell’Industria arrivano segnali confortanti: l’Istat segnala che a luglio il fatturato è aumentato dell‘8,1% in termini congiunturali, proseguendo la dinamica positiva registrata nei due mesi precedenti. Nella media degli ultimi tre mesi l’indice cresce dell’11,1% rispetto ai tre mesi precedenti. I
n aumento ma piu’ contenuto l’aumento per gli ordinativi (+3,7%), anche se nella media degli ultimi tre mesi registrando il +14,8% rispetto rispetto ai tre mesi precedenti. Secondo l’istituto di statistica, la crescita registrata negli ultimi tre mesi riduce il gap rispetto ai livelli precedenti l’adozione delle misure di contenimento della pandemia. Il gap e’ ridotto ma e’ sempre ampio (-7,7% rispetto a febbraio, al netto della stagionalita’). Scendendo nel dettaglio, si evince che la crescita per gli ordinativi è stata sostenuta soprattutto dalle commesse provenienti dal mercato estero, che segnano un aumento del 7,4%, mentre l’incremento di quelle provenienti dal mercato interno si attesta su un modesto +1,3%. Questo significa che il Made in Italy sta risalendo la china, mentre la domanda interna riflette un andamento ancora deludente.
Questa lettura è confermata anche dal fatto che il comparto manifatturiero è ancora in notevole discesa (soprattutto per il tessile e l’abbigliamento). Insomma, i consumi delle famiglie non stanno aiutando l’economia a ripartire. Invece, la variazione congiunturale del fatturato riflette risultati positivi registrati su entrambi i mercati: +9,0% quello interno e +6,5% quello estero. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 23 come a luglio 2019), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dell’8,1%, con cali del 6,3% per il mercato interno e dell’11,4% per quello estero. Rispetto al luglio dello scorso anno si registra una variazione positiva (+7,1%) solo per il settore estrattivo.
Tornando agli ordinativi, in termini tendenziali l’indice diminuisce del 7,2%, con riduzioni su entrambi i mercati (-7,0% quello interno e -7,4% quello estero). Tutti i settori registrano risultati negativi, dalla flessione dell’1,0% dell’Industria di macchinari e attrezzature e delle apparecchiature elettriche e non, ai cali di intensità molto più marcata dell’Industria dei computer e dell’elettronica (-15,6%) e di quella tessile e dell’abbigliamento (-17,8%).
Lo ‘tsunami’ Covid sull’economia si riflette in misura considerevole sull’occupazione: nel secondo trimestre l’occupazione stimata al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 760 mila persone. L’acuirsi dell’emergenza sanitaria e delle limitazioni da essa imposte nel corso del trimestre (chiusura dei settori produttivi non essenziali e limitazioni negli spostamenti) ha portato a un forte calo del numero di occupati in termini tendenziali (-3,6%, -841mila) e congiunturali (-2,0%, -470 mila). In altri termini, rilevano l’Istat, il ministero del Lavoro, l’Inps, l’Inail e l’Anpal nella Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione al 30 giugno 2020, si registrano 578 mila posizioni lavorative in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il saldo è dovuto a una diminuzione di 1 milione 567 mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente (-362 mila a tempo indeterminato e -1 milione 205 mila a termine) e un calo di 988 mila cessazioni (-207 mila a tempo indeterminato e -781 mila a termine).
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Fonte: agi.it