Introdotto nel 2019 durante la breve esperienza del Governo giallo-verde (M5S-Lega), il Reddito di cittadinanza è il classico tema su cui si muove lo scontro politico. Tra chi lo difende perché visto come misura di contrasto alla povertà e riequilibrio delle differenze anche territoriali, e chi lo avversa perché lo inquadra tra le misure assistenziali in grado di offrire un buon paravento a chi lavora in nero.
A distanza di 18 mesi dalla sua entrata in vigore si inizia a discutere anche delle possibili modifiche da apportare al testo al fine di migliorarne gli effetti, in particolare in quelle situazioni in cui vi è alternanza tra lavoro e percezione del beneficio. A dare risalto alla questione è il quotidiano il manifesto in edicola oggi
“va difeso il reddito di cittadinanza, migliorato e magari aumentato il sostegno economico per le famiglie più in difficoltà. Soprattutto, va aumentata la soglia legale entro la quale si possa percepire, lavorando, un reddito aggiuntivo senza perdere il Reddito di Cittadinanza (RdC), altrimenti continuiamo a favorire il lavoro in nero perché il solo RdC non è sufficiente per una vita dignitosa”.
Dunque secondo il quotidiano “comunista” non conviene tenere troppo bassa la soglia del Rdc per chi trova lavoro. Al contrario occorre alzarla allo scopo di rendere sconveniente il ricorso al lavoro in nero.