Il settore della ristorazione collettiva nel 2019 registrava un fatturato di 6 miliardi nel 2020, oggi segna un calo del 40%. Il motivo va ricercato nelle misure conseguenti all’emergenza epidemiologica, le chiusure delle mense e refettori prima a causa del lockdown, e il distanziamento e le misure di sicurezza previste poi con le riaperture. Al centro di questo rallentamento del settore, che ”serve” soprattutto le aziende dei servizi, terziario e uffici pubblici nei grossi centri urbani, c’è anche il massiccio utilizzo dello smart working.
A dedicare ampio spazio a questa situazione è il quotidiano La Stampa in edicola oggi:
”«Se non ci sarà un’inversione di tendenza le piccole e medie imprese di settore rischiano l’ecatombe, con almeno ventimila addetti (sui 96 mila totali, almeno l’82% donne) che potrebbero perdere il posto di lavoro in Italia» denuncia Carlo Scarsiotti, Presidente dell’Osservatorio sulla ristorazione collettiva“.
Dunque un settore a forte rischio di perdita di posti di lavoro, denunciano gli operatori del settore che chiedono un intervento del Governo per gestire questa fase di transizione e di non lasciare ogni decisione, anche le più dure, alla contrattazione collettiva.