Il caso dell’aumento di stipendio a Tridico: la cifra è stata proposta dal ministero del Lavoro. “Non è retroattivo, falso che prenderò 100mila euro di arretrati”

“Non ho preso nessun arretrato. 100mila euro? Un falso. Il decreto interministeriale prevede i compensi del cda e del presidente da quando il cda si è insediato, ovvero aprile 2020“. Si limita a questo il commento di Pasquale Tridico, in attesa che la direzione del personale Inps metta nero su bianco in una nota ufficiale come sono andate le cose. Intanto il centrodestra compatto ne chiede le dimissioni. Dopo i ritardi nell’erogazione della cig e il caso del bonus 600 euro ai deputati, stavolta le polemiche riguardano il raddoppio di stipendio riconosciuto a Tridico (e al presidente dell’Inail Franco Bettoni) da un decreto interministeriale del 7 agosto. Un aumento che però era previsto – anche se non nell’importo – dalla legge che nel marzo 2019, sotto il governo gialloverde, ha riformato la governance dei due istituti ripristinando i consigli di amministrazione. Quanto alla cifra, 150mila euro lordi, la documentazione ufficiale rivela che a deciderla non sono stati i cda bensì il ministero del Lavoro guidato da Nunzia Catalfo (M5s), tenendo conto dei tagli di altre spese per un totale di 522mila euro varati nel frattempo dall’istituto.

La cifra è stata proposta dal ministero del Lavoro – Il caso è stato sollevato da Repubblica, secondo cui “è stato lo stesso Cda, riunitosi nel bel mezzo del lockdown, ad auto-assegnarsi il quantum, poi suggerito alla Catalfo”. Il verbale del cda Inps del 22 aprile però racconta un’altra storia: nelle premesse viene infatti citata la Nota n. 6445 del 7 aprile 2020, con la quale il capo di Gabinetto del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha comunicato all’istituto l’importo degli emolumenti del presidente, del vicepresidente e del consiglio di amministrazione, nella misura di euro 150.000 per il presidente, 40.000 per il vicepresidente – estensibile fino a 100.000 in funzione delle deleghe, di euro 23.000 per ciascun altro componente del cda (…), invitando il predetto organo, una volta insediato, all’adozione della delibera di proposta dei citati compensi, con l’indicazione delle relative coperture finanziarie”.

E’ stato dunque il ministero a proporre la cifra. Un adeguamento previsto dalla legge, e con il quale finisce il periodo transitorio che si era aperto nella primavera 2019 quando i gialloverdi hanno nominato Tridico commissario dell’Inps affiancandogli Adriano Morrone (area Lega) come subcommissario.

Nella fase transitoria a Tridico 62mila euro l’anno – In quella prima fase, ai due era stato attribuito rispettivamente uno stipendio di 62mila e 41mila euro lordi, ripartendo tra loro i 103mila euro che fino all’anno prima spettavano al predecessore Tito Boeri. Cifre evidentemente basse a fronte delle responsabilità legate alla gestione di un istituto che eroga prestazioni per oltre 200 miliardi l’anno (molto di più con il Covid). Tanto più che il tetto dei compensi per i dirigenti pubblici è fissato a 240mila euro. Tridico inoltre non ha altri redditi: dal 14 marzo 2019 è in aspettativa dall’università di Roma 3 dove insegnava Politica economica. La legge 26 del 28 marzo 2019 – il “decretone” su reddito di cittadinanza e quota 100 – stabiliva però che fosse nominato un cda e rimandava a un successivo decreto interministeriale Lavoro-Economia la definizione dei compensi, “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“.

La spending review da 522mila euro e la decisione del ministero – Per poter aumentare gli emolumenti, dunque, l’Inps doveva prima fare una spending review interna. Il ministero del Lavoro a giugno 2019 aveva chiesto almeno 450mila euro di tagli, l’istituto è arrivato a 522mila riducendo le uscite per manutenzioni e noleggi e le spese postali e telefoniche. Tenendo conto che si era resa disponibile quella cifra, il 7 aprile il capo di gabinetto del ministero con la nota 6445 propone dunque i 150mila euro per Tridico e 40mila per la vice Luisa Gnecchi (che è pensionata e svolge l’incarico a titolo gratuito). La cifra totale è inferiore ai tagli messi a budget dall’Inps. Il 15 aprile si insedia ufficialmente il cda, in cui siedono anche Roberto Lancellotti, Rosario De Luca e Patrizia Tullini.

Il nuovo compenso spetta “dalla data di nomina”. Tridico: “Vale da quando il cda si è insediato” – Come previsto dalla legge, a quel punto serve il decreto interministeriale, che viene approvato il 7 agosto. “In piena estate, nella speranza di passare inosservati“, chiosa Repubblica. “E per di più in forma retroattiva: così da versagli gli arretrati, forse persino a dispetto della legge. (…) A spanne, una tantum di 100mila euro“. Questo perché il decreto prevede che la decorrenza sia “dalla data di nomina del presidente, vice e consiglieri”. Una formulazione forse ambigua – di qui la richiesta di chiarimenti del collegio sindacale – ma che secondo Tridico va senza dubbio interpretata nel senso “da quando il cda si è insediato, ovvero aprile 2020”. Dunque nessun compenso retroattivo gli spetterebbe per il lavoro svolto da maggio 2019, quando è stato ufficialmente nominato presidente, ad aprile 2020. Gli arretrati andrebbero calcolati solo a partire dalla metà di aprile.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it