Protagonisti della memoria

Io vi saluto, care compagne e compagni, vi ringrazio a nome dell’Anpi e mio personale, saluto in particolare Francesca con la quale abbiamo avuto occasione di conoscerci e – come diceva lei prima – anche di “riconoscerci” immediatamente. Per noi è un grande onore, come Associazione nazionale dei Partigiani, essere qui con la Fiom ed esserci oggi, come ci siamo stati sempre, perché è giusto – come è stato ricordato da Francesca, oggi in un momento di difficoltà e crisi per la democrazia nel nostro Paese – dire che ci serve memoria, ma non soltanto una memoria statica, sempre doverosa, per i nostri morti, per i partigiani, per chi ha combattuto per la Libertà, ma anche una memoria che sappia parlare all’oggi. Oggi, in cui il lavoro è così profondamente il tema principale della democrazia, noi non possiamo che partire da loro, da quelle operaie e quegli operai che nel ’43/’44 difesero – occupandole – le loro fabbriche, le difesero dal tedesco invasore, dal nazista invasore che si ritirava e nel ritirarsi voleva distruggerle e difesero con il lavoro la loro identità umana, la dignità umana.

E va sempre ricordato che mentre il re e la sua corte scappavano al sud, gli operai e le operaie italiani combattevano e morivano – molti anche nei campi di concentramento, da Mauthausen,  Auschwitz, ecc. – per difendere questo tema di fondo del lavoro.

A 70 anni da quel 1948 in cui è entrata in vigore la Costituzione italiana abbiamo ricordato anche con un importante convegno, che ha concluso una un impegno dell’Anpi di un intero anno, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proprio votata dall’Onu il 10 dicembre del ’48 ed abbiamo detto assieme che il tema di fondo di quegli articoli e di quelle carte è uno solo: la dignità umana. E la dignità la dà il lavoro, la dà la possibilità di guardare con tranquillità, sicurezza e anche soddisfazione al proprio futuro.

E allora come non possiamo sentire che c’è un vulnus fondamentale nella nostra stessa democrazia quando si vara un decreto, come ha fatto questo governo chiamandolo “decreto sicurezza”, dando quest’idea già nel titolo che l’immigrazione è causa di insicurezza e si nega la protezione umanitaria, e con questo tu neghi a delle persone fisiche, a delle donne, a degli uomini il diritto di avere una carta d’identità, un codice fiscale e perciò la possibilità di accedere al lavoro.

Ecco, questo è l’allarme così alto che ci sentiamo tutti insieme di lanciare oggi e lo abbiamo fatto in tutti questi mesi e in questi anni, lo abbiamo fatto quando assieme abbiamo raccolto le firme sotto l’appello “mai più fascismi, mai più razzismi”.

Lo abbiamo fatto in tanti certo e io credo che in un momento in cui c’è una crisi della rappresentanza politica, intesa come rappresentanza partitica, sulla quale nemmeno entro ma che naturalmente è oggetto nello stesso tempo di impegno politico e sociale e di riflessione culturale, io credo che vada detto anche questo – lo diceva già la vostra segretaria in modo molto lungimirante – sottolineando come il cardine della democrazia oggi nel nostro paese e in Europa è l’associazionismo, essere insieme. E noi, l’Anpi, siamo orgogliosi di essere sempre assieme alla Cgil, al sindacalismo e ai sindacati complessivamente.

È una scoperta di oggi? No, è una storia antica, è la storia per cui già, come dicevamo nella Carta costituzionale, il cardine è il lavoro così come in tutti i passaggi cruciali della vicenda democratica del nostro paese.

Non è una storia diversa da quella degli anni Sessanta quando a Genova iniziò la ribellione l’Anpi – è vero – ma l’allora segretario generale della Cgil Novella indisse da solo uno sciopero generale a cui poi seguì tutto il paese, perché è questo che ci vuole sempre, anche un’avanguardia democratica.

Oggi sono ammirata e anche – permettetemi di dire – onorata di essere qui, care compagne e compagni, alcuni dei quali conosco da tanti anni anche personalmente e io sono convinta che a noi oggi spetta un compito grande, un compito fondamentale: quello di ribadire che la persona umana nella sua identità è il cardine di ogni democrazia e che se oggi spira un forte vento di sovranismo in Italia, ma anche in Europa e perché quell’Europa si è dimenticata troppe volte la sua identità. Non è più l’Europa, non è stata più l’Europa scritta da Altiero Spinelli su una cartina di sigarette, l’Europa dei popoli, è stata troppo l’Europa della Finanze e dei mercati e non l’Europa sociale.

Questo tema dobbiamo metterlo al centro anche della nostra riflessione dicendo, però – questa è la nostra convinzione come Anpi – che vogliamo stare in Europa proprio per cambiarla, perché non è possibile pensare che passi l’inganno che viene rivolto oggi con tanti populismi e sovranismi al povero, che il più povero di lui è il suo nemico.

No! Questo non può essere! Noi dobbiamo mettere al centro della nostra riflessione i valori fondanti dell’antifascismo.

Oggi c’è qualcosa di molto pesante nella nostra società ed è la perdita della memoria; oggi io trovo che sia importante parlare soprattutto con le giovani generazioni, che lo si faccia nella scuola, che si ricordi quanto è costato tutto ciò che noi oggi abbiamo.

Certo non è sufficiente, non solo per le nostre speranze, ma anche per i nostri diritti.

Anche un uomo come Carlo Azeglio Ciampi, un partigiano come lui, che ha attraversato la Maiella con il suo maestro Guido Calogero sulle spalle, ha voluto scrivere un libro dal titolo: “Non era questa l’Italia che sognavo” – ed era il Presidente della Repubblica – però piccolo, piccolo sotto il titolo lui anche scritto: “ma rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto per arrivare fin qui”.

 

È questa Italia, non è l’Italia della demagogia, l’Italia agli italiani, è l’Italia del popolo che ha lottato per conquistarla e che oggi deve avere la consapevolezza di difenderla per migliorarla e cambiarla; è l’Italia del dialogo tra le grandi culture, la comunista, la cattolica, la socialista, la liberale, l’anarchica e dei tanti che non hanno un’ideologia se non una convinzione che la persona umana ha dei diritti fondamentali che devono essere rispettati e realizzati.

Il cammino, allora, l’abbiamo fatto insieme, l’abbiamo fatto insieme con Maurizio Landini, con Don Gallo, con Don Ciotti, con le comunità che hanno continuato a lottare in questi anni e oggi non possiamo non dirlo e non ricordarlo, ma voi lo avete già fatto, la vostra segretaria lo ha già fatto, che per sconfiggere questa idea di democrazia, come partecipazione, bisognava sconfiggere il fatto che – come Mimmo Lucano ha dimostrato – si può con l’integrazione fare anche gli interessi del nostro paese.

È giusto ricordarlo. È giusto ricordare che il 10% del pil del nostro paese deriva dagli immigrati che qui ci lavorano; è giusto ricordare che un grande tema sociale, quello dell’assenza dei servizi sociali viene risolto con l’accudimento che a tanti anziani e bambini fanno le donne che arrivano nel nostro paese per sfuggire dalla fame e dalla guerra.

Ha ragione Liliana Segre, mi commuove sempre ascoltarla, quando dice che il nemico più grande è l’indifferenza; no, è orribile un mondo in cui si picchia una bambina di 3 anni, come è successo nella metropolitana di Milano, e la gente o applaude o è indifferente, non è questo il mondo che noi vogliamo.

Da questo punto di vista, carissime e carissimi, siamo tutti partigiani dei partigiani, siamo tutti protagonisti e attori di quell’insegnamento che loro ci hanno trasmesso.

Dobbiamo farlo insieme, dobbiamo farlo recuperando nel profondo l’idea di unità.

A me non interessa, come presidente dell’Anpi, che tessera hai in tasca, mi interessa che cosa pensi, se sei un antifascista, se sei democratico, se rispetti la persona, se quel bambino che muore in mare e sua mamma gli ha messo una tutina rossa perché qualcuno che lo trova lo possa salvare, tu lo senta come strazio nel tuo cuore.

Allora sì, mi interessa, perché so che difenderò non solo il diritto dello straniero, quello che viene in Italia per sfuggire dalla fame e dalla guerra che magari gli abbiamo portato noi, vendendo le armi e depredandolo delle sue materie prime, ma so che difendo anche i nostri diritti.

Hanno cominciato con gli immigrati, adesso stanno – Francesca lo ricordava – continuando con le donne, la parità del diritto di famiglia, l’attacco alla Legge 194, l’attacco al diritto stesso di lavoro delle donne.

Non sono fantasie, non sono cose che possono sembrare lontane, in realtà sono vicinissime, sono un rischio concreto e io penso che noi dobbiamo tutti insieme combatterlo con la forza del dialogo, con la forza anche della Resistenza civile, quando serve, e con la forza delle nostre azioni quotidiane, ma niente potremmo fare senza le grandi organizzazioni sindacali, senza la Cgil a cui io rivolgo la mia gratitudine, e senza la Fiom a cui rivolgo tutta intera la mia ammirazione e solidarietà.

Buon lavoro a tutti!

Intervento al XXVII Congresso nazionale Fiom – Riccione, 12 dicembre 2018

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Fonte: fiom-cgil.it