Il messaggio n. 3653/2020 dell’Inps che opera la distinzione tra i casi di quarantena equiparata a malattia e quarantena semplice, conterrebbe anche un altro “messaggio“, volto a chiarire che lo smart working può essere realizzato anche da chi si trova in quarantena fiduciaria.
Lo si apprende da Il Sole 24 Ore in edicola oggi, in un articolo a firma di Giampiero Falasca:
“Il lavoratore che durante la quarantena precauzionale può accedere allo smart working o al telelavoro non va considerato in “malattia” in quanto non è inabile al lavoro e la sua attività non si sospende. L’Istituto parte dalla considerazione che la quarantena e la sorveglianza precauzionale per i soggetti fragili non configurano un’incapacità temporanea al lavoro: si tratta, secondo l’Inps, di semplici situazioni di rischio per il lavoratore e per la collettività che il legislatore ha equiparato, ai soli fini del trattamento economico, alla malattia e alla degenza ospedaliera”.
Lo svolgimento dello smart working oppure telelavoro, precisa il messaggio Inps, deve essere concordato con il datore di lavoro, di conseguenza non si verifica nessuna sospensione dell’attività lavorativa e della annessa retribuzione, quindi non si applica il regime di malattia.