Pensioni, verso la proroga di Ape sociale e Opzione donna. In arrivo una misura per neutralizzare l’effetto cella crisi economica sulle future pensioni

Il Governo prorogherà con la prossima legge di Bilancio l’Ape sociale e l’Opzione donna mentre studia l’inserimento di una norma per allargare l’accesso alla prima misura e all’uscita anticipata verso la pensione con Quota 41 prevista per i lavoratori precoci in condizione di disagio anche ai lavoratori cosiddetti fragili. Lo riferiscono i sindacati dopo l’incontro avuto oggi con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. La ministra ha anche annunciato una proposta di legge per la sterilizzazione degli effetti del calo del Pil sul montante contributivo in modo che non si riduca e non diminuiscano gli importi delle pensioni che saranno liquidate nei prossimi anni.

Il metodo contributivo introdotto con la riforma Dini del 1995 prevede infatti che le somme versate da un lavoratore vengano via via rivalutate in base ad un coefficiente che tiene conto anche del tasso di crescita economica del paese. L’Ape sociale permette di accedere ad un prepensionamento per alcune categorie di lavoratori con almeno 63 anni, senza alcun onere per il beneficiario (a differenza dell’Ape volontario). Introdotto in via sperimentale nel 2018 è stato via via prorogato fino ad oggi. Opzione donna è una possibilità offerta alle lavoratrici di anticipare il pensionamento a patto di optare in toto per il regime contributivo, ossia con un assegno pensionistico commisurato ai contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa.

Per quanto riguarda il tema dei lavoratori fragili, ci sarebbe qualche problema nell’identificazione della platea. I sindacati hanno chiesto di far rientrare i malati immunodepressi, riceventi o in attesa di trapianto, diabetici, cardiopatici pazienti in dialisi tenendo presente i lavoratori che non possono prestare attività lavorativa perché giudicati inidonei al lavoro o che siano stati licenziati per superamento del periodo di comporto. Bisognerà inoltre tenere conto dei lavoratori impegnati in settori con un più alto rischio di contagio come la sanità e i trasporti. Sul tema, che riguarda anche l’accesso privilegiato allo smart working, sta lavorando anche l’Inail. Si starebbe anche lavorando ad una proposta di legge per sterilizzare gli effetti del calo del Pil sul montante contributivo delle pensioni. E’ quanto riferiscono i sindacati al termine dell’incontro avuto oggi sugli interventi in materia previdenziale da inserire Manovra. L’obiettivo è non ridurre gli importi delle pensioni che saranno liquidate nei prossimi anni.

Tra le novità anche l’equiparazione del part time verticale (si lavora a giornata intera ma non tutti i giorni della settimana) sarà equiparato a quello orizzontale (orario giornalieri ridotto), garantendo una copertura previdenziale piena in termini di giorni di lavoro. La copertura previdenziale è completa per quanto riguarda la durata ma il calcolo per l’importo della pensione terrà conto della contribuzione versata sulla base della retribuzione percepita che sarà inferiore a fronte di meno ore complessive di lavoro.

La Cgil considera “utile” l’incontro avuto oggi con il Governo, tuttavia sottolinea che le disponibilità emerse sono “importanti, ma non sufficienti”, in particolare sulla quattordicesima e sugli esodati. “Non abbiamo invece ricevuto risposte su due nostre rivendicazioni, ovvero la risoluzione definitiva della questione esodati, che riproporremo a partire da questo pomeriggio, e l’estensione della quattordicesima ai titolari di pensione inferiore ai 1500 euro”. Anche per la Uil l’incontro è stato positivo ma rimangono “questioni aperte”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it