Slitta entrata in vigore del Dpcm, Conte «agevola» lo sciopero dei metalmeccanici?

Proclamato da circa un mese, il 5 novembre è la data della sciopero dei metalmeccanici, che si tiene ad un anno esatto dalla presentazione della piattaforma contrattuale a Federmeccanica e Assistal.

La giornata di astensione proclamata da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil prevede uno sciopero di 4 ore con presidi nel pieno rispetto delle norme Covid-19, in tutta Italia, per il rinnovo del contratto nazionale scaduto ormai da 10 mesi.

A Roma, si tiene il presidio nazionale, in piazza Esquilino, a partire dalle ore 10 con conferenza stampa dei tre segretari generali di Fim Roberto Benaglia, Fiom Francesca Re David, Uilm Rocco Palombella, sulle ragioni della mobilitazione nazionale.

“La piazza romana – fanno sapere i sindacati con un comunicato unitario – sarà collegata con alcuni presidi, tra i centinaia organizzati in tutta Italia, per dare voce alle richieste dei metalmeccanici per il rinnovo del Ccnl. In particolare, per la difesa dell’occupazione e il rilancio dell’industria metalmeccanica; per l’aumento del salario, il miglioramento del welfare, dei diritti e delle tutele; per la salute e la sicurezza dei lavoratori; per la stabilizzazione dell’occupazione precaria e l’introduzione della clausola sociale nei cambi appalti; per il riconoscimento delle competenze professionali; per la contrattazione dello smart-working e della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro“.

La data della mobilitazione dei sindacati delle “tute blu”, individuata già da diverse settimane, coincideva con la data ipotizzata per l’entrata in vigore del Dpcm firmato il 3 novembre. Notizia di qualche ora fa ci dice che l’entrata in vigore del Dpcm è stata spostata al 6 novembre. E’ solo un caso?

Certo non si può escludere che il Governo, dietro sollecitazioni, abbia preso tale decisione per facilitare e non “ostacolare“ lo spostamento di persone da un luogo all’altro, verso piazze e cortei, che durante eventi come questi si realizzano soprattutto nei capoluoghi delle Regioni del Nord Italia che sono tra quelle che rischiano di rientrare proprio nella zona rossa, oltre che nella Capitale.

Questa spiegazione è e resta un’ipotesi. Sta di fatto che l’entrata in vigore del Dpcm già dal 5 novembre avrebbe spinto in molti a non aderire alla giornata di mobilitazione indetta dai sindacati.