AGI – La lunga vertenza Mercatone Uno si conclude con la dichiarazione di cessazione attività e la cassa integrazione straordinaria di un anno per 1.333 lavoratori.
La catena italiana di grandi magazzini nata nel 1975 aveva avuto nel passato 90 punti vendita e 3.700 dipendenti; poi è intervenuta la crisi e nel 2015 l’amministrazione straordinaria. Nel 2018 una parte dei punti vendita è stata cedute alla Shernon Holding che però un anno dopo è fallita.
Il Tribunale di Bologna ritenendo “non sussistenti i presupposti per la prosecuzione dell’esercizio di impresa” ha dichiarato “la cessazione dell’attività di impresa in capo all’Amministrazione Straordinaria di M. Business” dal 24 novembre: da questa data i dipendenti dello storico marchio in forza all’amministrazione straordinaria accederanno alla Cigs per cessazione di attività.
L’accordo raggiunto da ministero del Lavoro, ministero dello Sviluppo economico, i tre Commissari straordinari, i rappresentanti delle Regioni coinvolte e i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, prevede che potranno concretizzarsi ulteriori cessioni degli immobili di proprietà della Procedura di amministrazione straordinaria, con obbligo di assunzione del personale, e potranno essere attuati progetti di autoimprenditorialità. Le Regioni hanno individuato “azioni di politica attiva in favore dei lavoratori”.
I commissari straordinari Antonio Cattaneo, Luca Gratteri, Giuseppe Farchione hanno assicurato che cercheranno di “cogliere tutte le possibili opportunità di ricollocazione del personale“, anche in occasione della liquidazione degli immobili già destinati a punti vendita di proprietà del Gruppo Mercatone.
I sindacati hanno chiesto un provvedimento normativo ad hoc affinchè il trattamento di Cigs sia rapportato al trattamento economico ante cessione alla Shernon Holding.
Anche per gli altri lavoratori del marchio, per i quali sono state formalizzate le cessioni autorizzate dal Mise dei punti vendita passati alla Rica Gest e alla A&V, è stato definito l’accesso alla Cigs per ristrutturazione sempre a partire dal 24 novembre.
La segretaria nazionale della Fisascat Cisl Aurora Blanca ha definito la vertenza “una brutta pagina di storia anche per quanto attiene il ruolo delle istituzioni”, ritenendo l’accordo “solo un punto dal quale partire affinché vi sia un concreto assorbimento e concrete prospettive per i lavoratori e le loro famiglie”. “La vicenda – ha detto la sindacalista – sia da monito affinché non abbiano a ripetersi episodi di questa natura”.
I commissari hanno da parte loro precisato che i crediti vantati dai circa 1.700 fornitori – compresi artigiani, società agricole e somministratori di lavoro temporaneo – maturati dopo l’apertura della procedura, ammontano a circa 48 milioni di euro; tale importo corrisponde all’8% circa dei pagamenti eseguiti in favore dei fornitori per prestazioni eseguite nel corso della procedura di amministrazione straordinaria, pari a complessivi 603,4 milioni di euro.
I crediti concorsuali, ovvero maturati prima dell’apertura della procedura, dei fornitori ammessi al passivo delle società ammontano a 150 milioni di euro circa, a fronte di un complessivo importo dei crediti concorsuali di 912 milioni di euro circa, dei quali 310 milioni circa riferiti a crediti “intercompany”.
“Il risultato del processo di cessione è di certo inferiore alle aspettative ed all’impegno profuso“, fanno notare i Commissari, secondo cui però “considerate le obiettive complessità dell’operazione e le difficoltà del contesto di mercato, aggravate dagli effetti dell’emergenza sanitaria, tale risultato deve essere ritenuto positivo, se non, a un certo punto, addirittura insperato”.
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Fonte: agi.it