“Disgustati dagli altissimi compensi”, la lettera dei medici contro il presidente della cassa di previdenza Enpam

Sono arrabbiati ma prima di tutto indignati i medici che in questi giorni da ogni parte d’Italia stanno inviando ai presidenti dei rispettivi ordini professionali una lettera in cui chiedono che il compenso di Alberto Oliveti, capo dell’Enpam da due mandati, venga immediatamente decurtato. Il compenso d’oro del numero uno della cassa di previdenza medica ammonta a poco più di 635mila euro lordi l’anno (inclusi i compensi dei fondi immobiliari gestiti dall’ente ed escluso il totale lordo del rimborso spese), che al mese fanno ben 53mila euro. Gli ordini provinciali dei medici infatti fanno parte dell’Assemblea nazionale dell’ente, che si riunirà il 28 novembre. La polemica non è nuova. Più volte in passato Oliveti è finito nel mirino dei colleghi per il suo lauto stipendio. E in un periodo di forte stress lavorativo come questo per via della pandemia e di una sanità che richiede sempre più investimenti, le critiche si acuiscono. “Siamo disgustati dagli altissimi compensi, ingiustificati ed ingiustificabili, che erodono il patrimonio economico dell’Enpam e di conseguenza la previdenza a scapito delle pensioni di noi iscritti” scrivono i medici nella lettera, riferendosi anche agli emolumenti “inverosimili” dei due vicepresidenti (273mila euro e 129mila euro, sempre escludendo i rimborsi spese) e dei 13 consiglieri del direttivo (da 53mila a 94mila).

Facciamo doppi turni massacranti, rischiando ogni giorno la pelle in corsia. Vogliamo che il presidente venga incontro al personale ospedaliero, riducendo per esempio la quota obbligatoria che dobbiamo versare all’Enpam come dipendenti oltre a quella che già versiamo all’Inps, invece di spendere tutti quei soldi in gettoni di presenza, consulenze, stipendi”, dichiara al Fattoquotidiano.it Nicola Breveglieri, anestesista a Ferrara, che all’inizio di novembre ha creato il gruppo Facebook “Movimento stop Enpam”, 12mila iscritti, per chiedere una gestione più trasparente delle risorse da parte dell’ente pensionistico (oltre che il taglio degli stipendi d’oro). “Non vogliamo abolire l’Enpam, il nome del gruppo è fuorviante” precisa Breveglieri. La lettera è online sul gruppo dal 10 novembre con tanto di tabelle del bilancio consuntivo 2018 (l’ultimo validato dal ministero del Lavoro). L’ufficio stampa dell’Enpam ci riferisce che Oliveti preferisce non commentare e ribadisce che uno dei punti all’ordine del giorno della prossima assemblea saranno proprio i compensi degli organi statutari, come già annunciato dal presidente nel discorso all’indomani del voto di giugno 2020 in cui è stato rieletto. Fino allo scorso luglio, mese in cui è andato in pensione, Oliveti ha conciliato l’incarico di presidente Enpam con la professione di medico di famiglia a Senigallia.

Seicentotrentacinquemila euro di paga sono una cifra faraonica se paragonata, tanto per dire, a quella che porta a casa l’omologo di Oliveti dell’Enpaf, la cassa previdenziale dei farmacisti: 49mila euro lordi l’anno. Senz’altro con meno iscritti da gestire: 100.549 rispetto ai 354mila dell’Enpam. E meno pensioni da erogare: 22mila contro 94mila. O rispetto allo stipendio dello stesso presidente Inps Pasquale Tridico, da 150mila euro, il cui ente raccoglie i contributi di 22,6 milioni di lavoratori italiani, un numero quasi 64 volte più grande, e distribuisce 18 milioni di pensioni. “Tutto ciò non è più ammissibile – si legge nella lettera contro Oliveti -, non soltanto alla luce della crisi economica attuale che perdurerà per un tempo al momento imprecisato, bensì e soprattutto alla luce del fatto che, a fronte dei vostri enormi guadagni, viene chiesto a noi iscritti uno sforzo economico progressivamente più grave nel tempo senza una corrispondente rendita ai fini pensionistici”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it