Lo scorso 1° gennaio, quasi un anno fa, è scattato l’obbligo di pagare con strumenti di pagamenti tracciabili tutte le spese che si intende portare in detrazione al 19 per cento sulla dichiarazione dei redditi. Tra queste rientrano le spese per le attività sportive dei figli, le spese veterinarie, i canoni d’affitto degli universitari, le spese funebri, le parcelle agli agenti immobiliari e soprattutto le “diffuse” spese sanitarie per farmaci, visite di controllo, analisi cliniche, ecc.
Secondo quanto evidenzia Il Sole 24 Ore in edicola oggi questo comporta che molti contribuenti saranno tagliati fuori dalle detrazioni, quindi riceveranno in busta paga rimborsi più bassi. Lo stesso vale ovviamente per i lavoratori autonomi.
Ma il rischio, sottolinea il quotidiano economico, è anche per chi ha realizzato i pagamenti con strumenti tracciabili:
“Neppure chi ha pagato con mezzi tracciabili, comunque, può dirsi al riparo da brutte sorprese. Il contribuente dovrà infatti avere la prova della transazione (ad esempio, la ricevuta del bancomat, l’estratto conto, la copia del bollettino postale o del Mav o la copia dei pagamenti PagoPa). In alternativa – è la semplificazione introdotta dalle Entrate con l’interpello 431/2020 – la modalità di pagamento può essere provata con un’annotazione sulla fattura (o ricevuta o scontrino) emessi dal venditore. Ma dev’essere fatta sul documento d’acquisto e non è ammessa l’integrazione a mano dell’acquirente”.