Vaccino anti-Covid per i lavoratori: cosa dice il Ministero della Salute

In questi giorni il dibattito sull’obbligo vaccinale è entrato nel vivo, con varie posizioni in campo. Tuttavia, le istituzioni e il mondo politico – fatte alcune eccezioni – è sostanzialmente compatto nell’affermare con convinzione che il vaccino va fatto e invitando tutti i cittadini, man mano che il piano vaccinale lo consentirà, a sottoporsi alla vaccinazione.

LEGGE CHE OBBLIGA ALLA VACCINAZIONE

Al momento oltre agli “inviti” in tal senso, non esiste uno specifico obbligo di legge per il vaccino anti-covid. Né probabilmente sarà introdotto a sentire le parole recentemente pronunciate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Esistono altri obblighi vaccinali previsti per legge, quali ad esempio quelli della prima infanzia necessari per consentire la frequenza dei bambini degli asili e scuole.

Esistono poi norme generali del nostro ordinamento che lo rendono obbligatorio quantomeno per coloro che hanno un contratto di lavoro, nel caso sia il datore di lavoro ad imporlo. Si veda quanto affermato da alcuni commentatori come il Prof. Sabino Cassese, oppure il giuslavorista, ex parlamentare, Prof. Pietro Ichino cliccando qui.

PERSONALE SANITARIO E RSA: OBBLIGO DI VACCINAZIONE?

Il Ministero della Salute il 24 dicembre 2020 con una circolare ha reso note le “Raccomandazioni per l’organizzazione della campagna vaccinale contro SARS-CoV-2/COVID-19 e procedure di vaccinazione”.

In questo documento si legge:

«In base agli “elementi di preparazione e di implementazione della strategia vaccinale” contenuti all’interno del piano, si inizieranno a vaccinare gli operatori sanitari e il personale e gli ospiti istituzionalizzati nei presidi residenziali per anziani (es. Residenze Sanitarie Assistenziali per Anziani e Centri per Anziani). A partire dal primo trimestre del 2021, è prevista la disponibilità di altri vaccini, secondo le scadenze riportate nel piano stesso. […] Con l’aumento della disponibilità
di vaccini si procederà con la vaccinazione delle altre categorie a rischio e successivamente alla vaccinazione della popolazione generale».

Anche qui, nessun obbligo, ma solo una “raccomandazione”, anche perché – va sottolineato – il Ministero altro non poteva fare con un documento di prassi.

Sembra dunque che la direzione che prenderà il Governo sarà quella indicata dal Comitato nazionale di bioetica (incardinato nella presidenza del Consiglio) il 27 novembre scorso e ripreso dal quotidiano La Stampa del 30 dicembre 2020:

«E’ sempre auspicabile – scrivono – il rispetto del principio che nessuno subisca un trattamento sanitario contro la sua volontà». Meglio, un’adesione spontanea. Il Comitato lascia però uno spiraglio. «Nell’eventualità che perduri la gravità della situazione sanitaria e l’insostenibilità a lungo termine delle limitazioni alle attività sociali ed economiche, il Comitato ritiene che, a fronte di un vaccino validato dalle autorità competenti, non vada esclusa l’obbligatorietà, soprattutto per gruppi professionali che sono a rischio di infezione e trasmissione». Sintetizza il presidente Lorenzo D’Avack: «Un eventuale obbligo dovrebbe coinvolgere prioritariamente solo alcune categorie, come medici e insegnanti»”.

Sul tavolo del Governo dunque c’è questa proposta: nessun obbligo nella prima fase, da valutare invece l’introduzione dell’obbligo più in avanti a partire dai gruppi professionali più “sensibili” per il tipo di lavoro che svolgono.

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