Trasporto pubblico locale, sindacati sul piede di guerra: “Senza rinnovo, mobilitazione”

AGI – Senza il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori del trasporto pubblico locale sarà mobilitazione. Lo dicono all’AGI i segretari nazionali della Filt Cgil e Fit Cisl. Il 29 dicembre scorso c’è stato un incontro al ministero del Lavoro tra le associazioni datoriali e i sindacati per trovare un accordo. Ma l’incontro si è concluso con un nulla di fatto. “Una mobilitazione è molto probabile” dice Maria Teresa De Benedictis (Filt Cgil), e nemmeno Salvatore Pellecchia (Fit Cisl) si sente di poter escludere al momento che i lavoratori nelle prossime settimane possano mobilitarsi.

“L’incontro del 29 non ha purtroppo prodotto alcun effetto. Il contratto è scaduto il 31 dicembre 2017, quindi oramai oltre tre anni fa, e non c’è mai stata la possibilità di rinnovarlo”, ragione Pellecchia. “Non chiediamo solo il rinnovo del contratto, ma riorganizzare tutto il sistema, con mezzi nuovi e una maggiore flessibilità per far fronte a situazioni come questa che ci troviamo ad affrontare durante la pandemia. Il trasporto pubblico locale non è concepito per garantire il distanziamento, ma per il trasporto di massa”.

Per De Benedictis invece “le imprese si sono riservate di capire cosa ci sarà nel decreto ristori prima del rinnovo del contratto, che verrà rinnovato solo se dovessero arrivare le risorse che al momento sono pari a circa 800 milioni”.

Il rinnovo quindi è legato ai finanziamenti pubblici, e i sindacati attendono di capire la prossima mossa delle aziende. In Italia il sistema delle aziende di trasporto pubblico impiega circa 115.000 addetti, offre 2 miliardi di chilometri vettura annui, trasporta 5,4 miliardi di passeggeri per un fatturato complessivo tra ricavi da traffico e contributi pubblici di circa 12 miliardi.

Tutto questo mentre il trasporto pubblico nazionale sta cercando di riorganizzarsi in vista della possibile riapertura delle scuole il 7 gennaio. “Quasi tutti i territori prevedono un incremento dei servizi”, spiega De Benedictis, ma ricorda come l’organizzazione ora spetti alle varie realtà regionali.

Stesso ragionamento da parte di Pellecchia che ricorda i 380 milioni messi a disposizione del ministero dei Trasporti alle regioni per allargare il numero di bus e che è spettato alle regioni “fare i bandi di gara per rinforzare il servizio”. Ma per tutti dire a che punto siano le varie regioni è difficile dirlo: “Ci sono 1.200 aziende a livello nazionale, divise in regioni, e ognuna si confronta con le varie prefetture. è molto difficile riorganizzarsi a livello nazionale tenendo conto di tutte le varie situazioni, è anche per questo che da anni chiediamo una riforma del sistema”, conclude Pellecchia.

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Fonte: agi.it