Un terzo di chi si è rivolto ai navigator ha trovato un lavoro. Ora Regioni e centri per l’impiego li ritengono utili: “Loro contratti vanno rinnovati”

Altro che fallimento. Molti beneficiari del Reddito di cittadinanza hanno trovato un’occupazione anche grazie al lavoro fatto dai navigator. Lo dicono i numeri e lo confermano oggi i responsabili dei centri per l’impiego, ribaltando la narrazione dei “fannulloni” che fin dall’inizio ha marchiato i 2900 vincitori del concorso. Secondo i dati del ministero del Lavoro e di Anpal, l’agenzia nazionale del lavoro che gestisce i navigator, il 33 per cento dei percettori in carico ai centri per l’impiego ha sottoscritto almeno un contratto entro l’inizio di novembre 2020. Risultati lontani da quelli riscontrati anche dall’Istat fino al 2018, quando appena il 3% di chi cercava lavoro lo trovava grazie ai CPI. Oggi, scrive Anpal, è aumentata anche la percentuale di persone in cerca di occupazione che si rivolgono ai centri per attivarsi, passate dal 3% del 2018 al 6,6% del 2020. Ma il contratto a termine dei navigator scadrà il prossimo 30 aprile e ad oggi non c’è traccia dei fondi per rifinanziarlo. Tanto che il prossimo 9 febbraio i navigator hanno deciso di manifestare davanti a Montecitorio a Roma e in altre città. E se dal governo ancora non arrivano segnali, a sostenere la causa si fanno avanti le Regioni, le stesse che in un primo momento avevano ostacolato il progetto dei navigator.

“Il 30 percento dei beneficiari presi in carico ha trovato almeno un lavoro, mentre prima la nostra media superava di poco il 20 percento”, racconta Elisabetta Donati, responsabile dei dieci centri per l’impiego della provincia di Bergamo. E precisa: “Senza i navigator non avremmo potuto raggiungere questi risultati”. Il dato è quello di un’indagine interna alla struttura provinciale, ma corrisponde a quello elaborato da Anpal e ministero del Lavoro a fine 2020. Al 31 ottobre dello scorso anno più del 30 percento dei beneficiari di Reddito di cittadinanza in carico ai CPI lombardi ha trovato almeno un lavoro, con la provincia di Sondrio che arriva al 37 percento. “In provincia di Bergamo abbiamo un flusso di 40mila persone l’anno, gestito da appena 47 operatori”, spiega Donati. “Con noi collaborano attualmente 34 navigator, professionisti che hanno lavorato bene e che sarebbe folle mandare a casa proprio quando si sbloccheranno i licenziamenti ad oggi sospesi per il Covid”, conclude.

A livello nazionale, tra i dati migliori c’è quello della provincia di Rimini. Qui il 47 percento dei percettori di Reddito presi in carico dai centri per l’impiego ha trovato almeno un lavoro, e il 37 percento di questi era ancora occupato al momento della rilevazione, lo scorso 31 ottobre. “Qui siamo da sempre abituati a fare rete, così collaborare con i navigator di Anpal per noi non è stata una novità”, spiega Tatiana Giorgetti, responsabile del centro per l’impiego di Rimini e da oltre vent’anni nel settore delle politiche attive. “Abbiamo sempre lavorato bene, e anche quando il tasso di occupazione dei CPI a livello nazionale era del 3%, qui stavamo intorno al 20 percento. Ma eravamo sotto organico e i navigator ci hanno dato respiro, mettendoci buona volontà e permettendoci di ottenere risultati che oggi sono ancora più preziosi”. E chiarisce perché: “Dal 2008 è in atto un progressivo aumento della povertà, tanto che i soggetti che si rivolgono a noi hanno sempre meno strumenti, economici e culturali, per riaffacciarsi al mercato del lavoro. Il Reddito di cittadinanza ha fornito a queste persone le condizioni per intraprendere un percorso e riattivarsi”. Quanto all’ipotesi che i navigator perdano il loro posto di lavoro, la responsabile non ha dubbi: “Assolutamente controproducente l’idea di mandarli a casa”.

Che i navigator non se ne siano stati con le mani in mano lo testimonia il loro contratto, che per ognuno di loro prevedeva la presa in carico di almeno 150 beneficiari del Reddito. “Ho superato i 300”, racconta Nicola Pisciavino, 36 anni e già docente alla Bocconi di Milano e dottore di ricerca in Diritto pubblico per l’economia. Oggi è navigator presso il centro per l’impiego di Treviglio, nel bergamasco, e si batte perché non finisca tutto il prossimo 30 aprile. “Nonostante il Covid e i tanti ostacoli burocratici e informatici, il nostro lavoro è apprezzato e i risultati ci sono”, spiega, tenendo a precisare che “quando si parla di beneficiari del Reddito di cittadinanza da prendere in carico, non parliamo di semplici disoccupati, ma di persone a bassa o bassissima istruzione, che non hanno la patente e non hanno mai lavorato o sono lontane dal mercato del lavoro da molti anni”. I colleghi di Nicola che hanno vinto il concorso e che attualmente svolgono la professione di navigator sono 2700. Hanno un’età media di 35 anni, per il 70% sono donne e il voto di laurea nel curriculum non è mai inferiore a 107 su 110. “Una volta tanto l’Italia è riuscita a selezionare i migliori”, commenta il responsabile dei centri per l’impiego dell’Area sud del Salento, Silvio Astore, dove la percentuale dei beneficiari di reddito presi in carico e occupata almeno una volta è del 35 percento. “Un buon risultato soprattutto se guardiamo al passato”, spiega Astore, che conferma il “ripopolamento dei CPI dopo la riforma del Reddito di cittadinanza”, e sui navigator non lesina complimenti: “All’inizio c’era un comprensibile scetticismo, ma loro hanno reagito con umiltà, passione e un’incredibile capacità di apprendimento che ha permesso di censire le aziende e avvicinarne tante ai nostri centri”. Da più di vent’anni nei CPI della Puglia, Astore ritiene “impensabile non rinnovare i loro contratti, anche perché gli innesti promessi ai CPI attraverso i concorsi regionali sono in ritardo e coprirebbero a mala pena la sufficienza”. Piuttosto, spiega, “si investa negli strumenti informatici, nell’integrazione delle banche dati che ad oggi non consentono a una regione di conoscere il mercato del lavoro nelle altre”.

E proprio dalla Puglia è arrivato il primo appello al governo e alla ministra del Lavoro, la cinquestelle Nunzia Catalfo. Si tratta dell’assessore regionale al Lavoro Sebastiano Leo, che rivendica il lavoro fatto: “In Regione c’è stato un ottimo coordinamento tra i navigator e i centri, anche grazie ad Anpal. Un’esperienza che ha senz’altro migliorato il servizio offerto dai CPI”. Insomma, un giudizio ben diverso da quello che esprimeva tempo fa il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che aveva ribattezzato i navigator “Titanic”, sicuro dell’imminente naufragio. Erano state proprio le Regioni a mettere paletti sull’assunzione dei navigator, in difesa di centri per l’impiego da anni sotto organico. Una battaglia condotta in Conferenza Stato Regioni che finì per dimezzare il numero dei navigator da selezionare attraverso il concorso. Ma l’assessore pugliese la vede diversamente, e aggiunge: “Strano che a chiedere a un ministro del Movimento 5 stelle di ricordarsi del rinnovo del contratto dei navigator siano amministratori locali”. Alla vigilia di quel contratto, a promettere la stabilizzazione era stato l’allora ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. L’attuale titolare, la ministra Catalfo, per ora si è impegnata a “provare a prorogare i contratti fino alla fine del 2021”. “Ma ad oggi non c’è traccia di quell’impegno in nessun atto di programmazione economica del governo”, rileva l’assessore Leo. E non è il solo. “In Sicilia abbiamo avuto ottimi risultati grazie all’attività dei navigator in questo anno e mezzo”, ha dichiarato nei giorni scorsi l’assessore siciliano al Lavoro, Antonio Scavone, che “promuove” i navigator e cita i dati elaborati dalla sua regione: “5.220 percettori del Reddito hanno trovato lavoro, sono stati attivati 41.053 percorsi formativi e 9.449 beneficiari risultano iscritti, mentre per i progetti di utilità collettiva 448 beneficiari sono stati coinvolti e 10.293 saranno coinvolti nei 266 progetti in via di attivazione”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it