Recovery plan, Conte vede Confindustria. Ma Bonomi non commenta i contenuti: solo quattro osservazioni sul “metodo”

Nuove scintille tra governo e Confindustria durante l’incontro del presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il numero uno di viale dell’Astronomia Carlo Bonomi sul Recovery plan, seconda tappa del confronto con le parti sociali iniziato venerdì dai sindacati. “Questo non è un piano del governo ma del sistema-Italia, quindi deve essere ampiamente condiviso e costituire le basi per ricostruire e trasformare il Paese garantendo una robusta ripresa, una più efficace resilienza e la realizzazione delle riforme che valgano a superare le carenze strutturali del Paese e a migliorarne la competitività”, ha detto Conte chiedendo di affrontare la sfida “con spirito di intrapresa comune“. Bonomi però non è entrato nel merito dei contenuti del piano ma si è limitato a porre questioni di metodo. “A ispirarle è esclusivamente l’interesse nazionale affinché il Pnrr, un’occasione storica e irripetibile per il Paese, raggiunga la massima efficacia”, sostiene la nota degli industriali.

La prima osservazione riguarda “la mancata conformità con le linee guida indicate dalla Ue e aggiornate venerdì scorso a seguito della consultazione tra Commissione, Governi e Parlamento Europeo”. Il tema è quello dell’indicazione di stime precise di obiettivi quantitativi che si intendono ottenere rispetto alle risorse impegnate: le linee guida dispongono che ogni riforma e linea di intervento sia accompagnata da questi numeri “perché la Commissione stessa possa verificarne l’attuazione, sia nell’arco della durata del Piano che negli step intermedi, scongiurando così il rischio di revoca dei fondi o, peggio ancora, la restituzione”, ricorda Confindustria. Il fatto che queste indicazioni non siano nel testo approvato in cdm prima della crisi di governo dipende però dal fatto che per redigere le tabelle si attende appunto il confronto con le parti sociali, con gli enti locali e con il Parlamento, che potrebbe comportare modifiche, come ha spiegato Conte venerdì. Il dipartimento Politiche europee a sua volta ha chiarito che c’è già un team tecnico al lavoro sulle schede tecniche con milestone, target e obiettivi che saranno quantificati e il lavoro sarà ultimato dopo che il Parlamento avrà approvato o respinto i progetti.

Confindustria continua chiedendo di “procedere ad un affinamento del Piano per comprenderne gli effettivi impatti sul Pil“, che pure già ci sono nel documento approvato a metà gennaio, e aggiunge che “la linea di azione deve essere plausibile alla luce dei risultati ottenuti dall’Italia negli anni precedenti con interventi nello stesso settore, e congrua rispetto ai principali effetti di sostenibilità sociale, ambientale e al quadro generale di finanza pubblica”.

La seconda osservazione è legata alla prima: “In assenza di un quadro generale di priorità, compatibilità e obiettivi, ogni valutazione rischia di ridursi ad una mera somma di richieste, in nome dei diversi interessi economici e sociali”. In particolare “senza una stima chiara degli obiettivi sull’aumento dei tassi di occupazione – a partire da giovani e donne sulla diminuzione dei Neet, sull’aumento dei laureati, sulla diminuzione dei gap territoriali e di genere – non è possibile esprimere un parere sull’allocazione complessiva di risorse destinate agli obiettivi di sostenibilità sociale e di crescita della produttività”.

“La terza osservazione riguarda i temi che hanno un grande impatto sulla vita delle imprese. Lo scorso luglio Confindustria – ricorda la nota -ha trasmesso al Governo una proposta dettagliata che coniuga, in un unico obiettivo, la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle Agenzie private. L’obiettivo della proposta è la valorizzazione del capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, attraverso il potenziamento dell’assegno di ricollocazione e il contratto di espansione”. Invece “la scelta che riscontriamo nel Piano non solo sembra essere quella di basarsi ancora essenzialmente sui Centri Pubblici per l’Impiego, ma, soprattutto, non viene indicata la direzione che il governo intende intraprendere sulla riforma degli ammortizzatori sociali”. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha però sottolineato: “Intendiamo collegare tutti gli strumenti di sostegno al reddito passivo a politiche attive del lavoro attraverso una forte cooperazione tra il sistema pubblico e le agenzie del lavoro e incentivare la creazione di partenariati pubblico-privati anche nella forma delle industry academy”.

Altro capitolo essenziale – per viale dell’Astronomia – è quello delle Infrastrutture. Ma anche in questo caso “Prima di esprimersi sull’allocazione delle risorse, occorre chiarire il gap delle 35 misure attuative non ancora emanate e dei ripetuti interventi su tale materia fino al Decreto-legge Semplificazioni. Specie in questo ambito, infatti, l’efficacia dell’assetto organizzativo e la profonda revisione delle procedure della PA, al momento non declinate, risulta determinante”.

Infine non poteva mancare un’osservazione sulla “governance necessaria per una puntuale ed efficiente realizzazione del Piano, ad oggi non ancora delineata, che a nostro avviso dovrebbe prevedere modalità di confronto strutturato e continuativo con le parti sociali e un loro coinvolgimento lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti”, cosa che avevano chiesto anche i sindacati venerdì. Come è noto il tema della governance, in particolare la cabina di regia guidata da Conte, era finita al centro delle contestazioni di Italia viva e per questo è stato espunto dal documento approvato il 13 gennaio, rinviando la decisione al Parlamento.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it