Confindustria e le tasse: via l’Irap, superbonus anche per le imprese e una patrimoniale che faccia pagare meno di adesso

“Riguardo l’imposta patrimoniale il tema non è “se “introdurne una, ma come riorganizzare le 17 che abbiamo già”. Così Emanuele Orsini vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco, in audizione in commissione Finanza sulla riforma Irpef. “Gran parte del dibattito sull’imposta patrimoniale in Italia si concentra intorno agli immobili residenziali e alla prima casa. Un catasto obsoleto – la cui riforma è lunga e costosa – la congiuntura e le esperienze del passato invitano alla cautela“, ha detto. Per Confindustria bisogne evitare “un mero aggiornamento automatico dei valori catastali (attraverso la modifica dei coefficienti moltiplicativi), che manterrebbe le iniquità esistenti nella tassazione degli immobili. Come segnalato anche dall’Agenzia delle Entrate, i processi di rivalutazione automatici del passato e le relative imposte hanno contribuito a deprimere il mercato immobiliare in maniera significativa, innescando spirali negative per l’intera economia”.

Qualcosa del genere era presente nell’emendamento alla legge di Bilancio, respinto, presentato da alcuni parlamentari di Leu e Pd. L’ipotesi era quella dell’introduzione di un prelievo progressivo a partire dai 500mila euro (0,2% la prima aliquota) di pari passo con la soppressione di Imu sulla seconda casa e dei bolli su conti bancari e dossier titoli. Con questi interventi il prelievo si sarebbe effettivamente alzato rispetto a prima solo sopra i 2 milioni di euro.

Il rappresentate di Confindustria ha poi proseguito “Il prelievo patrimoniale dev’ essere coordinato con le nuove regole di tassazione dei redditi, in particolare con quelle relative ai redditi di natura finanziaria e immobiliare, il prelievo deve essere anche ricomposto, a livello territoriale, prevedendo il più possibile l’uniformità del prelievo su tutto il territorio nazionale a parità di ricchezza posseduta dai contribuenti e infine deve essere corredato da una dichiarazione patrimoniale unica, su base familiare, coordinata con gli strumenti vigenti di prova dei mezzi (ISEE) che possa agire da riferimento unico per la tassazione”.

Serve un nuovo scaglione Irpef – “Oggi l’Irpef, l’imposta principale del nostro ordinamento, sembra uscita dal bisturi del Dr. Frankenstein: tenuta solo dal filo ideale di tassare il reddito personale”, ha continuato poi Orsini aggiungendo che “serve un progetto di riforma a tutto tondo che riguardi non solo l’Irpef ma l’intero sistema fiscale. La progressività dell’Irpef va ridisegnata, regolarizzare l’andamento delle aliquote effettive è una priorità. Nel farlo, va alleggerita la pressione sui redditi medi, eliminando i disincentivi ad aumentare il reddito, in particolare sopra i 28 mila euro, soglia oltre la quale l’attuale modello produce le distorsioni più ampie. Con l’Irpef attuale un dipendente che cerca di guadagnare un euro in più finisce col trovarsi in tasca pochi centesimi o, al limite, col peggiorare la propria situazione complessiva, perdendo bonus e detrazioni“. ha proseguito Orsini”. La volontà di introdurre una maggiore progressività, forse con un nuovo scaglione, nel prelievo sui redditi delle persone fisiche è una delle poche indicazioni che sono trapelate in questi giorni dagli incontri in vista della formazione del nuovo governo

Irap da superare, superbonus anche alle imprese – Poi Confindustria riattacca con quello che è un tormento ne che dura da anni, ossia la richiesta della cancellazione dell’Irap. “E’ un’imposta che ha fatto il suo tempo. Dopo la cancellazione temporanea dei versamenti del tributo dovuti nel 2020, il legislatore ha un’occasione storica per eliminarla del tutto. Si avrebbero enormi benefici in termini di semplificazione e attrazione di nuovi investimenti”, ha detto Emanuele Orsini. – “Meglio pochi grandi incentivi e una tassazione bassa, che una giungla di bonus minuscoli o per pochi eletti“, chiedendo che il superbonus da 110% “misura potente e utile” sia esteso anche alle imprese.

Il rapporto più recente sulle spese fiscali (2020) censisce 602 agevolazioni a disposizione. La maggior parte operano esclusivamente (o anche) sull’IRPEF (196 misure – il 36.7% del totale). L’impatto in termini di mancato gettito è circa 40 miliardi di euro l’anno. Confindustria chiede quindi “una revisione coraggiosa e puntuale sulla base di d ati ed evidenze oggettive” delle agevolazioni fiscali.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it