I pm di Milano: “Su Uber Eats anche indagine fiscale”. Greco: “Quello dei rider è lavoro subordinato. Oltre 60mila vanno assunti”

La Procura di Milano ha aperto anche un’indagine “fiscale” su Uber Eats, filiale italiana del colosso americano già finita in amministrazione giudiziaria per caporalato sui rider, “per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta“. E ha notificato a Uber ma anche Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, verbali in base ai quali oltre “60mila lavoratori” dovranno essere assunti dalle aziende come “lavoratori coordinati e continuativi“, ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. Su questo aspetto c’è anche una sentenza di Cassazione che impone di applicare loro le tutele del lavoro subordinato. “Le conclusioni a cui siamo arrivati è che si tratta di un rapporto di lavoro subordinato”, ha spiegato il procuratore di Milano Francesco Greco, nel corso della conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini. “Non si tratta più di dire che sono degli schiavi, sfruttati e sottopagati. Si tratta di cittadini a cui viene sottratta la possibilità di avere le tutele dovute e le garanzie per il loro futuro“.

A fine maggio 2020 i carabinieri del Nucleo tutela del lavoro hanno sentito un migliaio di rider che lavorano per le principali piattaforme di food delivery per acquisire informazioni utili all’inchiesta ‘pilota’ della Procura di Milano sul fenomeno dei fattorini in bici, coordinata dal pool ambiente, salute, lavoro guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti. Un’inchiesta che, con la collaborazione di Inail e Inps, si è estesa con un monitoraggio su tutta Italia per fotografare, attraverso la voce dei lavoratori, le modalità di svolgimento del servizio, i rapporti di lavoro e le forme di tutela garantite, sotto il profilo della sicurezza su strada, ma anche sanitaria.

L’esito sono i verbali di contestazioni notificati stamani alle quattro aziende, tra cui Just Eat che però aveva già annunciato l’intenzione di assumere con contratti stabili. Se le aziende non regolarizzeranno i rider con le garanzie previste dalla normativa, saranno sottoposte a “decreti ingiuntivi”. I verbali sono stati inviati perché, è stato chiarito, è stato “riscontrato all’atto pratico che c’erano le regolarizzazioni e le assunzioni” che andavano fatte in base al quadro normativo attuale. In più, alle aziende sono state notificate “ammende” per oltre 733 milioni di euro per violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro dei ciclofattorini. “In tutta Italia – ha spiegato il comandante del Nucleo tutela lavoro dei carabinieri Antonino Bolognani – c’è una situazione di grave disagio, c’è pressione su questi lavoratori che devono fare consegne in determinati archi temporali”.

“Il problema dei rider – ha spiegato il procuratore Greco – è conosciuto e uguale in tutto mondo, ci sono sentenze dei tribunali spagnoli, australiani, ma è un tema trattato da un punto di vista giuridico in modo molto superficiale”. E ancora: “Per loro c’è un problema di pericolosità del lavoro, ci sono tanti rider a cui non vengono forniti mezzi adeguati, scarpe, e rischiano quando piove per l’usura delle gomme”. Greco ha anche rimarcato come in queste fasi di lockdown i rider svolgano “una funzione fondamentale” perché consegnano a casa dei cittadini il cibo e hanno permesso a “molte imprese di non chiudere”.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it