Scuola fino al 30 giugno, ipotesi tramontata dopo l’incontro ministro-sindacati. Si valuta l’apertura estiva solo alla primaria

L’idea di tenere aperte le scuole primarie fino al 30 giugno utilizzando i docenti è ormai tramontata. A far trapelare questa notizia sono le organizzazioni sindacali che hanno incontrato per la prima volta il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Al tavolo non si è parlato solo di prolungamento dell’anno scolastico, ma questo è stato uno dei punti cruciali del confronto. L’inquilino di viale Trastevere in realtà non ha accantonato l’ipotesi di colmare i gap formativi e di socialità nelle settimane successive all’ultima campanella e ha annunciato di aver attivato un gruppo di lavoro composto dal personale del ministero e da figure che operano sul territorio, dirigenti scolastici, insegnanti, esperti in materia di disuguaglianze. Un coordinamento al quale siederanno tra gli altri il noto maestro Franco Lorenzoni e alcuni presidi delle periferie delle più grandi città.

La certezza per ora è che gli insegnanti non faranno gli “animatori estivi”, come ha voluto ricordare al ministro Lena Gissi, segretaria nazionale della Cisl Scuola. Una contrarietà espressa anche dal segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Il problema del recupero degli apprendimenti scolastici, laddove si pone, non è uguale in tutte le regioni e in tutte le scuole. È necessaria dunque una strategia diversificata affidata alle singole scuole, ma anche per questo sono necessari organico e risorse aggiuntive”. Un coro di voci che ha trovato la comprensione di Bianchi, il quale sembra aver capito che non sarà possibile coinvolgere i docenti in questo progetto.

È un passo indietro rispetto all’idea iniziale di fare lezione anche in estate, avanzata nel primo discorso al Parlamento dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Le parole del premier avevano conquistato il titolo dei giornali: il Corriere della Sera aveva scritto “Scuola, il programma di Draghi: recupero delle ore perse e potenziamento degli Its”; La Repubblica titolava: “La Scuola di Draghi: maturità robusta, lezioni per tutto giugno e selezione rapida di nuovi docenti”. Nulla da fare. Alle superiori e alle medie non ci sarà alcun recupero estivo vista la concomitanza con gli esami di Stato. E alle primarie, se ci sarà un progetto per tenere aperte le scuole, non sarà certo per fare lezioni di matematica e italiano.

Tra le priorità affrontate dalle organizzazioni sindacali con il professore ferrarese c’è stata anche la questione dell’inizio del prossimo anno scolastico, sulla quale l’inquilino di viale Trastevere ha comunicato che sarà attivato un tavolo di approfondimento tecnico “per uscire dalla continua emergenza”. L’obiettivo del ministro (in verità lo era stato anche dei suoi predecessori) è quello di partire a pieno regime con i prof. Sinopoli dall’altro canto ha ricordato che “il prossimo primo settembre ci troveremo di fronte a 220mila cattedre vacanti. La scuola non può permettersi un numero così alto di posti da coprire, servono procedure semplificate per mettere in cattedra da subito i precari con almeno tre anni di servizio e serve il consolidamento, almeno sul prossimo anno scolastico, dell’organico Covid laddove è stato attivato”.

In tema di mobilità le organizzazioni sindacali hanno posto l’attenzione sulla necessità di abolire la norma sul vincolo quinquennale di permanenza nella prima sede di assegnazione. Non è mancato un accenno del professor Bianchi al rinnovo del contratto, per il quale ha detto di avere già avuto un primo contatto col ministro della Funzione Pubblica ma secondo Sinopoli “le risorse attualmente dedicate al rinnovo non sono nemmeno lontanamente vicino a quelle che servono per un aumento dignitoso”. Il ministro ha comunque incassato il plauso dei sindacati che dopo la guerra con l’ex ministra Lucia Azzolina ora sono tutti soddisfatti (Gilda e Anp compresa) della disponibilità di Bianchi a confrontarsi in maniera costante.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it