Bozza Dpcm chiude i parrucchieri: artigiani chiedono “un taglio” a Draghi

Dopo le notizie circolate nella giornata di venerdì arriva il comunicato di Confartigianato Acconciatori che bolla come “incomprensibilel’ipotesi di chiudere le attività di barbieri e parrucchieri nelle zone rosse, secondo le anticipazioni della bozza del prossimo Dpcm Covid che Mario Draghi emanerà entro il 5 marzo. 

Ipotesi che gli artigiani chiedono al Governo di “riconsiderare” immediatamente modificando la bozza di Dpcm. Diversamente, dal 6 marzo nelle zone rosse barbieri e parrucchieri saranno costretti a tenere le serrande abbassate.

“Si tratterebbe – sottolinea Confartigianato Acconciatori – di un provvedimento ingiustificato nei confronti delle imprese di acconciatura che in questi mesi hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario, e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti”.

La sospensione delle nostre attività – continua la nota – svolte in sicurezza finirà per innescare l’impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori abusivi che rappresentano il vero pericolo per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola. Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono attualmente contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro”.

Nessun ristoro garantito, ma le perdite si fanno sentire, eccome. Lo evidenzia Confartigianato che mette in luce come il blocco delle attività lavorative nei saloni, ”nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, per l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza dell’abusivismo” hanno fatto registrare ”una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo”.

Confartigianato Acconciatori chiede al Governo di riconsiderare le misure restrittive riguardanti le attività di acconciatura, consentendone lo svolgimento anche nelle zone rosse, a tutela della salute dei cittadini e dell’economia del settore.