Con la chiusura delle scuole, circa sei milioni di studenti sono costretti a seguire le lezioni da casa. Il problema si pone anche per i genitori, che non sempre riescono ad organizzarsi con baby sitter, nonni e parenti, per cui l’impossibilità di conciliare il lavoro con la didattica a distanza porta frequentemente a dover compiere una scelta, che nella maggior parte dei casi penalizza proprio le donne, le quali lasciano il lavoro per dedicarsi alla cura dei figli o ne sono fortemente tentate.
Il Corriere della Sera in edicola oggi approfondisce il tema delle difficoltà incontrate dai genitori nel conciliare Dad e lavoro, mettendo in luce come il problema sia prevalentemente femminile:
“In un sondaggio dell’Università Bicocca dello scorso agosto, il 65% delle mamme lavoratrici aveva risposto che lavoro e Dad sono inconciliabili. Alcune avevano anche ammesso che stavano pensando di lasciare il posto. I dati Istat sono chiari: il tasso di inattività femminile è aumentato del 2,2% tra il 2019 e il 2020, a fronte, di un +1,6% maschile“.
I dati riportati dal quotidiano milanese mostrano come la pandemia e le problematiche ad essa connesse abbiano risvegliato le coscienze su una piaga sociale mai risolta: le questioni di genere. Le madri, infatti, rispetto ai mariti, sono più propense ad abbandonare il lavoro per dedicarsi ai figli. Tale tendenza è riconducibile ad una tradizione, ancora fortemente radicata nella nostra società, che mette al centro le esigenze dell’uomo e che affida nella donna la figura genitoriale preposta alla cura della casa e dei bambini.
Ciò viene evidenziato anche ne il manifesto di oggi, il quale, nel riportare il contenuto delle parole del ministro del Lavoro Andrea Orlando in Senato, dà spazio alla dichiarazione del ministro circa l’importanza di affrontare la grave questione di genere che il coronavirus ha contribuito ad acuire:
“Ma c’è anche una questione di genere <molto grave>: le donne, durante la pandemia, <risultano doppiamente discriminate sul mercato del lavoro>. A gennaio, dalle comunicazioni obbligatorie del ministero, risultano <oltre 100 mila posizioni lavorative in meno occupate rispetto a quelle occupate da uomini>: è l’effetto, sottolinea, di <accresciute difficoltà di conciliazione con i carichi familiari>”.
Stando a quanto riportato dal quotidiano “comunista”, anche il ministro Orlando è consapevole delle problematiche che affliggono le donne, le quali – anche in periodo pre-pandemico- troppo spesso sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. Nel contesto di emergenza sanitaria in cui stiamo vivendo, tuttavia, la difficoltà di conciliare impegni familiari e lavoro si è fatta più pressante ed ha contribuito ad acuire le criticità legate al fenomeno dell’inattività femminile.
tatiana.morellini@tuttolavoro24.it
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