Bar e ristoranti chiusura lunga, Decreto Draghi: ecco quando potranno riaprire

Il Decreto Covid che entra in vigore oggi stabilisce che fino al 6 aprile (martedì dopo Pasqua) non ci saranno zone gialle e quelle regioni che avranno i requisiti da gialle saranno comunque arancioni.

Si tratta di un passaggio “epocale” in questa fase di emergenza Covid per bar e ristoranti, che li fa tornare indietro esattamente di un anno, a marzo del 2020 quando dovettero chiudere per agevolare la soluzione del problema pandemico e sanitario. Sì, perchè l’unica soluzione che avevano per vendere consentendo al pubblico l’accesso ai locali era la collocazione in fascia gialla, da oggi sostanzialmente sospesa.

Sospesa fino a quando? Su questo il Decreto ha adottato una soluzione ancora più severa: le zone gialle sono sospese fino al 6 aprile. In altri termini fino a questa data si potranno avere solo regioni in fascia rossa e in fascia arancione (semmai in arancione scuro), ma non in fascia gialla.

Dunque l’Italia da oggi sarà così colorata:

  • dal 15 marzo al 2 aprile e nella giornata del 6 aprile: arancione o rosso, a seconda dei dati regionali e delle Ordinanze del Ministero della Salute.
  • nei giorni 3-4-5 aprile (sabato, Pasqua e Pasquetta) ci sarà un’unica zona rossa nazionale.

Da questa breve descrizione si capisce che i bar e ristoranti potranno riaprire, salvo nuove disposizioni, il 7 aprile. Fino ad allora potranno continuare a svolgere il servizio di asporto e consegna a domicilio.

Un danno aggiuntivo stimato in 15 miliardi di euro da Confcommercio, che per bocca del presidente FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Lino Enrico Stoppani fa sapere: “aspettiamo da tempo i sostegni ma siamo al 15 marzo e non sappiamo quando uscirà il prossimo decreto. Nel frattempo molte imprese agonizzano”. E dopo un 2020 che ha visto la chiusura di 15 mila imprese e la perdita di 250 mila lavoratori del settore, addirittura per il 2021 il rappresentante di categoria ipotizza uno scenario ancora più drammatico. “La previsione per il 2021 è che ne chiudano altri 35 mila e si arrivi a – 50 mila complessivamente”. (Fonte: AdnKronos.it)

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