Bar e ristoranti, che rappresentano una delle più importanti filiere del nostro paese, sono costretti a una nuova stretta.
Lo ricorda Il Tempo in edicola oggi, in un articolo scritto da Franco Bechis, nel quale viene evidenziata la situazione emergenziale che investe il settore della ristorazione, mettendo gli imprenditori in ginocchio.
Sul quotidiano romano, inoltre, viene svelato che il Comitato Tecnico Scientifico starebbe elaborando un nuovo protocollo anti Covid in vista della riapertura di bar e ristoranti dopo Pasqua. Tale protocollo – si legge – “obbligherà tutti a fare nuovi investimenti per ristrutturare i locali e a rinunciare a parte degli incassi quando si riaprirà“.
Va ricordato che già nel maggio del 2020 erano stati costretti dallo Stato a compiere importanti investimenti per una riapertura “in sicurezza”, investimenti di migliaia di euro in molti casi resi possibili solo indebitandosi, per poi vedersi un’altra volta obbligati a chiudere la sera in autunno e ora, di nuovo, in primavera,
Stando a quando rivela Il Tempo dai verbali del Cts risulta che:
“Il settore della ristorazione presenta alcune criticità connesse al mancato uso delle protezioni delle vie respiratorie durante la consumazione di cibi e bevande in ambiente chiuso anche per periodi di tempo protratti, con potenziale aumento del rischio in presenza di soggetti asintomatici contagiati dal virus Sars-Cov-2“.
E allora? Che fare? Secondo il Cts le soluzioni potrebbero essere le seguenti:
“[…] si mangia un boccone e poi ci si rimette la mascherina, stessa cosa quando la sete ti consuma. Quattro chiacchiere a tavola solo con quella protezione. E poi aumento del distanziamento, con raddoppio delle distanze fin qui imposte fra i tavoli per fare passare in sicurezza camerieri e chef. Spazi larghi per fare sostare a più di un metro di distanza anche i clienti che hanno prenotato tavoli che siano ancora occupati. E in caso gli spazi non consentano di più, ecco il ritorno del celebre plexi-glass per isolare tutti. Regole simili anche per i bar“.
Restrizioni estremamente severe che necessitano di ingenti investimenti ai quali i titolari dei locali saranno costretti, pur di riaprire. Un mix tra burocrazia e misure stringenti ancor più aggravato dal fatto che bar e ristoranti ancora non hanno ricevuto i ristori di gennaio e febbraio, impedendo ai titolari di saldare i propri debiti.
E’ dunque implicito che le nuove misure di sicurezza andranno ad incidere pesantemente sugli incassi dei locali – costringendo i proprietari ad indebitarsi ulteriormente – e sarà ancora più difficile trovarsi nella condizione di poter retribuire i propri dipendenti. Grazie al blocco, non sono previsti ancora licenziamenti del personale, ma si prospettano misure a sostegno dei lavoratori come la Cig in deroga e assegno ordinario erogato dal FIS per tamponare la dispersione di personale.
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