Sulle colonne de Il Giornale in edicola oggi si leggono le motivazione per cui – secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti – il presidente del Consiglio Mario Draghi e il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, contrariamente alle dichiarazioni politiche dei primi giorni, avrebbero abbandonato l’idea di far recuperare i deficit formativi agli studenti che in questi mesi hanno alternato didattica in presenza con didattica a distanza:
”se l’emergenza sanitaria è il primario obiettivo, un altro impegno auspicato nei primissimi giorni del suo insediamento, ovvero quello di poter recuperare l’enorme deficit di apprendimento degli studenti causato dalla chiusura delle scuole (si stima dal 35% al 50% di capacità in meno in matematica e italiano) allungando le lezioni fino all’estate, si infrange contro le barricate di insegnati e sindacati della scuola, irremovibili nella difesa dei due sacri mesi di vacanze estive“.
“Il ministro della Scuola, il professore universitario Patrizio Bianchi, – continua il quotidiano milanese – esponente della sinistra prodiana emiliano-romagnola, si è subito piegato, fin dal primo incontro, ai voleri dei sindacati. Dopodomani Bianchi avrà un secondo round con le organizzazioni sindacali per definire un progetto molto più modesto, che non disturbi le vacanze dei prof. Non la scuola fino a tutto giugno, ma un generico Patto per l’Istruzione e la Formazione che prevederà una qualche modalità di recupero delle moltissime ore di lezione perse degli studenti costretti alla didattica a distanza. Piccolo particolare: gli insegnanti lo faranno su base volontaria. In sostanza, nel rigidissimo universo della scuola italiana, non si può chiedere ad un insegnante di far recuperare le ore perse degli alunni, perchè i corsi di recupero non sono tra le attività obbligatorie previste dal Contratto nazionale”.
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