“Biagi era un giuslavorista di grande spessore intellettuale, un sostenitore convinto del “dialogo sociale”, un vero riformatore che aveva colto con grande acume e lungimiranza le trasformazioni del mondo del lavoro per effetto delle nuove tecnologie e la necessità di una maggiore adattabilità della contrattazione alle esigenze della produzione, ma ponendo sempre al centro la persona umana, i suoi diritti, la dignità del lavoro”, ha sottolineato il leader della Cisl. “Alla base del suo impegno c’era la consapevolezza che le dinamiche del lavoro devono essere governate e determinate dallo scambio libero e autonomo delle parti sociali. Le mani vigliacche dei terroristi hanno fermato la sua vita, ma non le sue idee. Biagi predicava che il problema era (e rimane tuttora) l’insufficienza di strumenti per migliorare l’occupabilità: le politiche attive del lavoro, i servizi per l’impiego, la formazione permanente, l’alternanza scuola-lavoro, un uso appropriato e non utilitaristico da parte delle aziende dei tirocini. Da li’ bisogna ripartire oggi per una società con “more jobs” e “better jobs” come scriveva Biagi nel suo “Libro bianco”. Dobbiamo aprire un confronto che porti a un nuovo Statuto della Persona nel Lavoro. Che non significa affidarsi ad una Legge calata dall’alto, ma aprire un cantiere di elaborazione, di azione congiunta di tutti gli attori sociali, economici e istituzionali, con il comune obiettivo di mettere al centro nuove tutele e responsabilità nell’era digitale”.
Continua a leggere qui
Fonte: cisl.it