Blocco licenziamenti per commercio e artigiani, “Il Sole”: si applica anche senza Cig e assegno ordinario?

Il Decreto Sostegni ha prorogato fino al 31 ottobre il divieto di licenziamento per i datori di lavoro «che sospendono o riducono l’attività lavorativa» con causale Covid e chiedono l’intervento dell’assegno ordinario FIS o FSBA o Formatemp, della cassa integrazione in deroga oppure della cassa integrazione per operai agricoli.

Il testo di legge dunque indica chiaramente che i destinatari dell’allungamento del divieto sono i “soli” datori di lavoro che fanno uso degli ammortizzatori sociali. Così prevedeva anche la relazione tecnica al Decreto nella sua prima versione.

Secondo quanto si legge su Il Sole 24 Ore in edicola oggi vi sarebbe una più recente versione della relazione illustrativa al Decreto, pubblicata sul sito del Senato, nella quale si legge che il comma 10 (che regola il “blocco”) prevede:

per i soli datori di lavoro di cui ai commi 2 e 8, ovvero per coloro che possono fruire dei trattamenti di integrazione salariale Cigd, assegno ordinario e Cisoa con causale Covid-19, un ulteriore blocco dei licenziamenti dal 1° luglio 2021 al 31 ottobre 2021». Il decreto è sempre lo stesso, ma lo si interpreta in modo diverso, supportando la lettura già contenuta nelle slide pubblicate dal ministero del Lavoro in occasione dell’approvazione del provvedimento da parte del Governo”.

Insomma questa nuova “relazione” propone di interpretare che il divieto di licenziamento si applica a tutte le aziende, a prescindere dall’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Dunque il contrario di quello che prevede la norma di legge che invece – come visto – limita il blocco a coloro che “sospendono o riducono l’attività lavorativa”, dunque solo a coloro che scelgono di utilizzare cig in deroga, assegno ordinario e cig agricola. Escludendo quindi dal “blocco” quei datori di lavoro (commercio, turismo, artigiani, agricoli, ecc.) nel momento in cui non optano per l’utilizzo della ammortizzatore sociale.

“Il chiarimento è utile, ma se il testo del decreto afferma una cosa, che forse non è quella che si voleva esprimere, invece di interpretarlo con documenti di limitato o nullo valore normativo sarebbe meglio limitarsi a correggerlo in fase di conversione, evitando di adottare un processo legislativo e attuativo in cui ci si affida sempre più a Faq e slide che riducono l’attendibilità stessa delle fonti primarie”, conclude Il Sole 24 Ore che dunque auspica una presa di posizione chiara da parte del Parlamento.

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