Commercio al palo, cassaintegrati senza anticipo, cig da 85€ al mese [CRONACHE DAL LOCKDOWN]

“Si continua a lavorare solo per indebitarsi” lo dice a Il Tirreno il presidente di Fiepet Confesercenti Firenze Franco Brogi, che denuncia le condizioni in cui versano imprenditori e le loro famiglie, in Toscana – ma nel resto d’Italia non è differente – a causa dei Decreti Covid e delle ordinanze di chiusure locali.

E’ “una situazione insostenibile e un accanimento che fatichiamo a comprendere. Il rischio di non essere in grado di riaprire più al termine dell’emergenza è sempre più concreto”, aggiunge.

Il Decreto Sostegni con una manciata di ristori è arrivato ma nell’Italia di chi lavora, o meglio, vorrebbe lavorare ed è costretto ad ‘osservare’ divieti e restrizioni, è cambiato poco.

Sui giornali locali si leggono storie di ogni tipo, che ci raccontano il declino del turismo e della ristorazione. Quella del ristoratore che si è messo a produrre tutto da solo, pane, biscotti, preparati, ecc. ci sembra tra le più rappresentative di una condizione sociale: in confidenza rivela “lo faccio solo perché i fornitori non mi danno più niente. Ho troppi debiti con loro. E allora per vendere qualcosa da asporto faccio tutto da me”.

E poi c’è il problema dei dipendenti, i primi ad aver toccato con mano il taglio del reddito, sin da marzo dell’anno scorso dopo le chiusure e sospensioni delle attività del primo Lockdown. A raccontare queste storie sono proprio i commercianti: “non possiamo poi più sostenere i nostri dipendenti. Non abbiamo più soldi per anticipare la cassa integrazione che come pagamenti è ferma a dicembre. Come possono andare avanti così? Tenendo poi conto del fatto che ci sono situazioni offensive per i lavoratori stessi: in provincia di Firenze abbiamo un caso di una persona assunta a part-time che prende 85 euro al mese”, si legge su Il Tirreno.

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