ISTAT: 45% delle aziende verso la resa definitiva, ecco i settori più a rischio

L’Istat ha presentato il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi – Edizione 2021, in occasione di un evento virtuale tenutosi il 7 aprile per discutere con ricercatori ed esperti l’impatto che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull’economia del nostro Paese, ed in particolare sul sistema produttivo e fornire alcune indicazioni sulle prospettive future. In generale, il quadro delineato dall’Istat non sembra essere positivo per le aziende italiane, le quali non riusciranno probabilmente a risollevarsi neanche grazie a sostegni e ristori.

RAPPORTO ISTAT: I DATI

Stando ai dati dell’Istat, solamente l’11% delle aziende può definirsi “solido”, mentre un 44% risulta “fragile“, pur continuando a resistere.

Preoccupa invece che ben il 45% delle aziende possa arrendersi definitivamente, essendo ormai l’incertezza per la propria sopravvivenza strutturale. Inoltre, la crisi sembra aver colpito con più forza le piccole e piccolissime imprese, concentrate soprattutto nel Centro-Sud: in 11 regioni – di cui 7 del Sud della Penisola – circa la metà delle imprese presenta delle criticità che le classificano “a rischio alto o medio-alto”.

RAPPORTO ISTAT: I SETTORI A RISCHIO

Le restrizioni applicate da Governo per contenere il dilagare della pandemia, provocando un blocco agli spostamenti e ai viaggi, hanno colpito maggiormente il settore turistico e tutte le attività ad esso connesse, direttamente e indirettamente: sono in seria difficoltà le agenzie di viaggio, le imprese del trasporto aereo, della ristorazione e quelle legate ad attività di intrattenimento e con finalità artistiche. Ma il lockdown e la divisione dell’Italia in zone gialle, arancioni e rosse, che hanno limitato notevolmente la socialità degli italiani, hanno provocato severe perdite anche nel comparto industriale, specie per le aziende della filiera della moda.

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