Io Apro: pressioni per rinvio, ma lunedì a Montecitorio saremo in 50mila da tutta Italia

Vanno avanti senza esitazione quelli di Io Apro, il movimento di ristoratori, bar, palestre, luoghi della cultura, artigiani e partite Iva in generale che da giorni sta spopolando sui social, nelle piazze e con atti dimostrativi che invitano a disattendere i divieti e tenere aperti i locali. “Non possiamo accettare che dopo anni di sacrifici ci portino al fallimento” dicono in coro.

E’ per questo che hanno organizzato, con la Confederazione Imprese unite per l’Italia, una manifestazione a Roma per il 12 aprile – la seconda a distanza di pochi giorni – , l’appuntamento è alle ore 15:00 davanti a Montecitorio, sede della Camera dei Deputati.

Dunque da tutta Italia partiranno decine di pullman, automobili, treni con i titolari di partite Iva. Alcuni albergatori romani hanno anche messo a disposizione le stanze ‘vuote’ – e in questo periodo ne sono tante – degli hotels al prezzo simbolico di 20 euro per chi volesse pernottare. Tutti ‘armati’ di autodichiarazione compilata e firmata, dunque, per raggiungere la Capitale con lo scopo di partecipare ad una manifestazione, consentita dai Decreti Covid. Anche se nelle ultime ore – raccontano gli organizzatori – sono state fatte diverse pressioni per rinviarla. A farlo sapere è uno dei leader del gruppo Umberto Carriera, che in una diretta Facebook dice:

“Abbiamo chiesto piazza Montecitorio, ce l’hanno data, peròt stamattina ci ha chiamato la questura che ci ha intimato di non presentarci a Roma, “non vi vogliamo” avrebbero detto. Si tratterebbe di una richiesta, scritta sì ma senza motivazioni, fa sapere Carriera. Probabile che da parte delle Autorità di polizia ci sia il timore fondato che si ripetano nuovi disordini – come anche accaduto durante la manifestazione del 6 aprile – che possano poi degenerare in scontri e atti di violenza.

Ma gli organizzatori tengono sempre a far sapere che loro intendono “manifestare gandhianamente”, cioè pacificamente, senza violenza. La verità è un’altra, dichiara Carriera: “sapete perchè non ci vogliono? Perchè stiamo per cambiare le cose e facciamo paura e “con noi vogliamo gli operai, i cassintegrati, i nostri dipendenti”

Carriera poi riferisce di aver ricevuto proposte di far fronte comune da parte di sindacalisti e associazioni di categoria, tutti legati con la politica, volevano anche spostare la data, “questi sotto sotto hanno tutti l’accordo con qualcun’altro”, noi “siamo l’unico gruppo libero”.

Chiedono di poter riaprire in sicurezza sì, ma senza limitazioni orarie. E non giudicano positivamente la prospettiva di un ritorno alle zone gialle, con aperture fino alle 15:00 oppure alle 16:00, che viene valutata solo come un tentativo di dividere il movimento che va dritto verso il ritorno alla normalità: “non vogliamo le mezze aperture, vogliamo tornare a vivere”.

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