Da oggi, col ritorno in arancione, riaprono buona parte delle scuole che erano ancora chiuse e – secondo le stime di Tuttoscuola – quasi otto ragazzi su dieci torneranno fisicamente in classe. La decisione di riaprire ha fatto scaturire un dibattito tra Governo e la posizione di una parte di virologi, tra i quali Andrea Crisanti.
Ne La Stampa in edicola oggi vengono riportate le due diverse visioni del ministro della Salute Roberto Speranza e dello stesso virologo. Il quotidiano riferisce parte di una dichiarazione di Speranza durante la trasmissione Che tempo che fa in onda la domenica sera su Rai3:
“Abbiamo dato come input priorità assoluta alle aziende sanitarie per la politica dei testing nelle scuole. Tutti i dati che abbiamo ci dicono che dentro le aule non ci sono problematicità emergenziali, il punto è la quantità di movimenti che si sviluppa intorno alla scuola. Noi siamo consapevoli che c’è un elemento di rischio in questa scelta però a due mesi dalla fine della scuola noi abbiamo fatto una scelta, quel piccolo tesoretto che abbiamo accumulato grazie alle misure su questo mese lo mettiamo sulla scuola, dando il segnale che la scuola è l’architrave del nostro Paese”
Dalle parole di Speranza si evince che la decisione del Governo e del ministro tiene in conto il fatto che nella scelta di riaprire le scuole vi sia un intrinseco fattore di rischio, non tanto per la possibilità di contagio dentro le aule, quanto per i movimenti che vi si sviluppano intorno. Tuttavia, la scelta della classe dirigente è stata quella di cercare di terminare l’anno scolastico nella maniera più naturale possibile, spingendo il più possibile per lezioni in presenza, dando l’idea che il comparto scuola sia il settore chiave del Paese.
Il virologo Andrea Crisanti, tuttavia, non è della stessa opinione, e critica un ritorno in classe senza aver terminato il piano vaccinale: “Riapriamo le scuole senza avere vaccinato come ha fatto il Regno Unito, ci prendiamo un grande rischio“
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