Nell’anno della pandemia, dove la spinta ai consumi alimentari ha avuto un impennata soprattutto per la GDO – grande distribuzione organizzata – e i rivenditori che si collocano a valle della filiera agrialimentare, i redditi degli agricoltori e dei lavoratori dei campi scontano il danno maggiore.
Lo mette in luce la versione online de Il Sole 24 Ore a commento dei dati Eurostat:
“I redditi, calcolati per unità di lavoro a tempo pieno, sono scesi mediamente dell’1,5%, con un calo più che triplicato in Italia (-4,9%), ma ancora più significativo negli altri big europei del settore: -7,6% in Francia e soprattutto -14,6% in Germania, che ha registrato la peggiore performance tra i 27”.
I motivi di questo declino? Certamente sono da imputare alla crisi del settore Ho.Re.Ca. – Hotellerie-Restaurant-Café – che ha messo i difficoltà il settore vitivinicolo, e poi vanno ricordati gli iniziali “ritardi logistici nella fase più acuta dell’emergenza e le difficoltà nel reclutamento della manodopera” per via delle restrizioni alla mobilità e gli inviti a rimanere a casa.
Secondo le stime dalla Coldiretti le perdite italiane del settore agricolo ammontano a circa 12 miliardi di euro, numeri strettamente connessi da un lato alla riduzione delle attività di ristorazione, che hanno portato ad una compressione delle forniture, ma poi c’è anche il tema della speculazioni che hanno danneggiato i lavoratori a valle della filiera: coltivatori diretti e braccianti.
Questo riguarda, in particolare scrive il quotidiano economico, ”alcuni settori come quello agrituristico e florovivaistico sui quali hanno pesato le chiusure forzate «ma anche fenomeni speculativi – denuncia l’organizzazione – come rilevato anche dall’Antitrust con i compensi riconosciuti agli agricoltori scesi sotto i costi di produzione»”.
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