Sicurezza sul lavoro. Sbarra: ” È una emergenza nazionale che offende i valori della Costituzione. Oggi si apre un fronte di lotta e di mobilitazione”

La ripartenza deve essere fatta insieme e non contro il mondo del lavoro. Non è sui corpi dei lavoratori che ricostruiremo il paese. Non lo permetteremo”. È quanto ha sottolineato il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, all’ Assemblea Nazionale di Cgil, Cisl, Uil sulla sicurezza sul lavoro.

“Siamo di fronte ad una strage silenziosa che continua in ogni territorio, in ogni settore, dall’edilizia all’agricoltura, dal manifatturiero alla logistica. E poi nei nuovi settori del lavoro digitale. Non c’è un segmento produttivo che sia fuori da questa terribile piaga. È un bollettino di guerra. Un’emergenza nazionale che offende i valori della Costituzione e macchia in modo indelebile la dignità e la credibilità delle istituzioni”, ha aggiunto il leader della Cisl.

Vogliamo lanciare un messaggio chiaro alla politica ed alle associazioni imprenditoriali. Non possiamo abbassare la guardia, dobbiamo fermare questa strage. La sicurezza è un investimento non un costo. È un dovere innegoziabile, ma è anche un fattore di crescita per l’azienda. Perché un macchinario più sicuro, tecnologicamente più avanzato, è anche più produttivo. Perché la competizione al ribasso sul lavoro porta prodotti di scarsa qualità e ad aziende non competitive. Perché un dipendente o un collaboratore che “si sente parte dell’azienda”, che si sente rispettato, coinvolto, tutelato da un contratto, lavorerà sicuramente con maggiore entusiasmo. Allora non c’è più tempo da perdere. Al Governo chiediamo di rilanciare controlli e ispezioni assumendo subito nuovi ispettori e medici del lavoro; dare piena attuazione al Testo Unico 2008; avviare una campagna di sensibilizzazione ad ogni livello, cominciando dalle scuole.
Vanno poi migliorate le sinergie tra le istituzioni coinvolte nella “filiera” della sicurezza, superando incoerenze e inefficienze inconcepibili nella catena di coordinamento tra Governo, Regioni, Enti locali, ma anche organi di vigilanza territoriali (INL, ASL, INAIL, VV.FF.).
Ci sono da bloccare la deregulation sugli appalti e da adottare piuttosto una “Patente a Punti” per tutte le aziende, con meccanismi premiali e sanzionatori che coinvolgano a cascata tutta la filiera del lavoro dato in gestione esterna.
Gli RLS devono essere più coinvolti nelle procedure di sicurezza nelle imprese. Bisogna garantire un esercizio reale di vigilanza e controllo, con più forti competenze dei delegati aziendali e delle rappresentanze territoriali in ogni luogo di lavoro. Nessuna azienda deve rimanere senza presidio.
Dobbiamo anche aggiornare ed estendere norme e regole alle nuove dimensioni del lavoro da remoto. A quello “forte” dello smart-working. Ma soprattutto a quello “debole” e frammentato del lavoro digitale e su piattaforma.
Un universo che è molto più ampio di quello dei soli riders e che coinvolge oltre un milione di persone in tanti settori dei servizi.

Insomma: serve una Strategia nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, l’Italia è l’unica nazione europea che non l’ha ancora elaborata, che indichi le linee politiche e le risorse economiche che il governo intende impegnare sul tema della prevenzione, ricerca, formazione, informazione.

Bisogna recuperare il terreno perduto, a cominciare dal PNRR e da progetti che mettano in cima alle priorità la sicurezza e la salute nelle fabbriche, nei campi e nei cantieri, l’applicazione dei buoni contratti, l’occupazione di qualità. C’è una convergenza strategica da costruire intorno a tutti questi temi. Un nuovo Patto da raggiungere per connettere il riscatto economico al protagonismo sociale, la centralità, il valore e la salvaguardia della persona che lavora.

Questo chiediamo all’Esecutivo di Mario Draghi, alle autonomie locali, alle rappresentanze datoriali. Oggi si apre un fronte di lotta e di mobilitazione che coinvolgerà tutti i territori e che a livello nazionale ci vedrà impegnati in tre iniziative unitarie il prossimo 20 maggio. Insieme, uniti in una battaglia che non ammette mediazioni”.

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Fonte: cisl.it