I sindacati Cgil, Cisl e Uil sono tornati davanti a Montecitorio per protestare ancora una volta contro lo sblocco dei licenziamenti, chiedendo di prolungare il blocco per industria ed edilizia almeno alla fine di ottobre, come per gli altri settori. Il premier Draghi, pur dicendosi disponibile al confronto, non sembra però intenzionato ad assecondarne le richieste. Inoltre, i sindacati non sono soddisfatti nemmeno dell’accordo raggiunto tra il Governo e la Commissione Ue sul caso Alitalia e la sua trasformazione in una nuova società pubblica dal nome Ita (Italia Trasporto Aereo).
Ne La Stampa in edicola oggi vengono riportate le dichiarazioni dei leader sindacali Maurizio Landini (Cgil), Piepaolo Bombardieri (Uil), Luigi Sbarra e Salvatore Pellecchia (Cisl/Fit-Cisl), contrarie ai nuovi piani che il Governo ha per la compagnia aerea:
“Su Alitalia <non abbiamo intenzione di accettare licenziamenti, la parola esuberi sarebbe il momento di toglierla> attacca Landini. <Non accetteremo riduzioni di personale. Se l’idea è una piccola azienda che metta in collegamento le regioni di questo Paese non siamo d’accordo – rilancia il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri -. Dobbiamo aggredire le lunghe rotte e portare turisti>. <No ad una compagnia mignon> dichiarano a loro volta Luigi Sbarra e Salvatore Pellecchia della Cisl”.
I leader sindacali, dunque, attaccano la decisione del Governo di voler trasformare Alitalia in una compagnia “mignon”, che si occupi di tratte nazionali e non più delle lunghe rotte internazionali, per la quale si prevedono circa 5000 esuberi su un organico di 10.500 unità, e che operi con appena 50 apparecchi. La richiesta dei sindacati e della Fnta – Federazione nazionale del trasporto aereo – è che nessun dipendente rimanga senza il proprio posto di lavoro e senza reddito, e che una compagnia con la storia e con la tradizione di Alitalia non perda il prestigio a livello nazionale ed internazionale.
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