Morte 18enne dopo dose AstraZeneca, il manifesto: è mistero sulla correttezza delle informazioni date alla ragazza

Sul caso della 18enne ligure, Camilla Canepa, morta pochi giorni dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca è ancora mistero. Se è vero che la ragazza soffriva di una malattia autoimmune ora le indagini messe in campo dalla Procura di Genova, che indaga per omidicio colposo, dovranno accertare se le autorità sanitarie le avevano dato informazioni corrette circa le conseguenze dell’inoculazione nel suo corpo.

Inoltre c’è da verificare perchè le regioni abbiano disatteso le indicazioni dell’Agenzia del farmaco – fatte proprie anche dal Ministero della Salute per la verità – che sconsigliava l’uso di AstraZeneca per i soggetti con meno di 60 anni.

Lo sottolinea il quotidiano il manifesto in edicola oggi:

Serviranno ulteriori esami per capire se la diciottenne Camilla Canepa sia morta a Genova a causa della vaccinazione AstraZeneca. L’esame della cartella clinica ha rivelato che la giovane soffriva di una malattia autoimmune che le abbassava il livello di piastrine nel sangue e assumeva una terapia ormonale. Sono elementi utili per gli investigatori, per valutare se la ragazza abbia ricevuto informazioni corrette prima del consenso alla vaccinazione. In ogni caso, la sua vaccinazione con il vaccino inglese non rispondeva alle linee-guida emanate dalle autorità sanitarie nazionali. L’8 aprile, infatti, l’Agenzia Italiana del Farmaco aveva indicato come «preferenziale» l’uso del vaccino AstraZeneca nelle persone al di sopra dei 60 anni, dopo la scoperta dei primi casi di trombosi post-vaccinale. La formula è stata utilizzata in quanto il bilancio tra rischi e benefici non è sempre lo stesso: con una bassa incidenza, il rischio di Covid diminuisce e il pericolo di una rara trombosi può superare quello della malattia. «Preferenziale» significa dunque che, in mancanza di alternative e con un contagio abbastanza elevato, meglio vaccinarsi con AstraZeneca che non vaccinarsi. Ma le forniture dei vaccini Pfizer e Moderna sono state finora regolari e rappresentano il 75% dei vaccini consegnati finora. L’alternativa dunque c’era e le regioni avrebbero potuto seguire alla lettera le indicazioni dell’Aifa”.

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