Il Consiglio dei ministri ha approvato il 10 giugno 2021 un disegno di legge su proposta del Ministro della cultura Dario Franceschini e del Ministro del lavoro Andrea Orlando, che prevede una revisione degli strumenti a favore dei lavoratori dello spettacolo.
Trattandosi di un disegno di legge passerà in Parlamento per la discussione prima di arrivare all’approvazione definitiva.
I due ministri, che in un comunicato stampa di qualche giorno fa hanno definito il testo contenente le misure del Ddl delega un evento “storico”, ma non è così che la pensano i lavoratori dello spettacolo, che ieri hanno organizzato un presidio a Roma davanti al ministero del lavoro per manifestare il proprio dissenso.
Ecco le richieste e le critiche delle reti intersindacali dei lavoratori dello spettacolo riportate dal quotidiano il manifesto in edicola oggi:
“Dal decreto è sparito completamente il reddito di continuità ed è invece presente una misura in favore degli autonomi, una nuova assicurazione contro la disoccupazione involontaria con una durata massima di 6 mesi. Non vi è traccia delle annualità bianche richieste dai lavoratori e dalle lavoratrici per il 2020 e il 2021; rimane alto il numero delle giornate richieste per la maturazione dell’anno contributivo: è stato abbassato solo di 1/3, mentre da più parti si chiedeva di portarlo a 60; l’accesso alla malattia è ancora legato ad una logica assicurativa; non ci sono vere misure contro l’abuso di contratti a termine e finti lavori autonomi. Questo governo non ha coraggio di costruire il cambiamento”.
Sono passati 4 mesi dall’insedimento del governo Draghi e per ora neanche un governo che gode di una così ampia maggioranza parlamentare è riuscito a soddisfare le rivendicazioni dei professionisti dello spettacolo e della cultura. Molte delle richieste dei lavoratori di questo settore sono state totalmente trascurate, come ad esempio il reddito di continuità, le annualità bianche per il 2020 e il 2021 e l’abbassamento a 60 giornate per la maturazione dell’anno contributivo. Le iniziative dei ministri Orlando e Franceschini, comprese quelle inserite nel Decreto Sostegni bis, non bastano per assestare la condizione di migliaia di lavoratori che a causa del Covid sono stati costretti a sospendere la propria attività per oltre un anno.
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