Reddito di cittadinanza al centro delle politiche del lavoro del Governo Draghi. A rivelarlo è il quotidiano La Stampa in edicola oggi secondo cui il premier Mario Draghi nei mesi che lo separano dal termine del suo mandato punterà a trovare una soluzione per eliminare alcuni gap del Rdc che hanno reso la misura poco funzionale, puntando piuttosto sull’implementazione delle politiche attive del lavoro. L’obiettivo di Draghi, dunque, sarebbe quello di riformare il Reddito di cittadinanza reinserendo i beneficiari della misura nel mercato del lavoro – e indirizzandoli verso i settori con carenza di personale – grazie ad una diminuzione dei sussidi e alla creazione di occupazione.
Per creare nuove opportunità, il premier vorrebbe che i centri per l’impiego venissero rafforzati e prevede in queste sedi l’assunzione di 12mila addetti. Ecco quanto troviamo scritto a riguardo sul quotidiano torinese in edicola oggi:
“Se il reddito di cittadinanza è servito a mantenere la coesione sociale durante l’emergenza, la formazione e i centri dell’impiego devono tornare al centro delle politiche attive. Ci sono a disposizione già 500 milioni di euro e altri 4,5 miliardi sono previsti nel Pnrr. La responsabilità da Costituzione è in capo alle Regioni che, però, soprattutto al Sud, non investono i soldi. In questo modo, i Cpi restano senza sedi e personale: appena 8-9 mila addetti in Italia contro i centomila circa della Germania. I navigator sono stati un fallimento e vanno rimpiazzati velocemente: il governo vorrebbe assumere altri 12mila addetti e rafforzare la supervisione nazionale sui centri (un’agenzia c’è già ed è Anpal, commissariata), intervenendo dove non funzionano“.
I timori dei percettori del sembrano essere fondati: il governo Draghi – con la prossima legge sugli ammortizzatori sociali – potrebbe effettivamente stravolgere i requisiti di accesso e le caratteristiche del sussidio. Tuttavia, il premier sembra avere un piano ben preciso per il mondo del lavoro, che fa leva sulla formazione e sulla riabilitazione dei disoccupati grazie allo strumento dei centri dell’impiego, i quali verranno potenziati attraverso la creazione di 12mila nuovi posti di lavoro per aumentare il numero degli addetti e con una maggior supervisione a livello nazionale.
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