E’ stato siglato ieri, dopo una giornata intensa di trattative tra i rappresentanti delle Imprese e sindacati Cgil-Cisl-Uil, con la mediazione del Governo Draghi, l’Avviso comune che spinge le imprese dal 1° luglio a privilegiare l’utilizzo della cassa integrazione gratuita per 13 settimane prima di optare per il licenziamento.
Un accordo che impegna le organizzazioni datoriali firmatarie, un po’ meno i suoi iscritti, e non vincola in alcun modo le imprese non iscritte alle organizzazioni che lo hanno firmato, vale a dire Confindustria, Confapi, Confcooperative, CNA.
In particolare vincola le organizzazioni firmatarie perchè – dice l’Avviso comune – “si impegnano a raccomandare” l’utilizzo della Cig quale alternativa ai licenziamenti. Ma non vincolano di certo gli associati che, ‘ricevuta la raccomandazione’, sono comunque libere di fare quello che vogliono. Inoltre, ancor più evidente è che non vincola in nessun modo le imprese non associate alle organizzazioni datoriali che lo hanno firmato.
Dunque a cosa serve questo accordo? Prova a dare una spiegare il quotidiano il manifesto in edicola oggi:
“sebbene non abbia valore legale coercitivo – se un’azienda non lo rispetterà e licenzierà i suoi lavoratori invece di usare strumenti alternativi non potrà essere sanzionata – questo «avviso comune» è assai impegnativo per Bonomi (presidente di Confindustria, ndr) : si era venduto il via libera ai licenziamenti deciso da Draghi come una sua vittoria, portando lo scalpo di Landini in dono ai suoi amici falchi. Così deve fare marcia indietro, molto più di Draghi”.
Secondo quanto scrive il quotidiano ‘comunista’ si tratta di un accordo più di tipo politico che di valore tecnico, utile forse a formare orientamenti o correnti di pensiero tra gli industriali e a condizionare qualche vertenza sindacale in particolare quelle delle grandi aziende. Resta questione di secondo piano, invece, il tira e molla personale tra Bonomi e Landini.
Chiarita qual è l’applicabilità dell’Avviso comune, le imprese che dal 1° luglio volessero optare per i licenziamenti potranno farlo senza dover ricorrere obbligatoriamente alla cassa integrazione, ma dovranno solamente applicare la normativa ordinaria in materia di recesso dal rapporto di lavoro dando il preavviso al lavoratore (se dovuto), offrire una motivazione, ecc.
Viene meno quindi il ‘blocco’ previsto ininterrottamente dal marzo 2021, fatte eccezione per le imprese del commercio, turismo e artigiane per le quali il blocco scade il 31 ottobre, e per quelle industriali della filiera della Moda per le quali un decreto che sarà varato oggi sposterà la scadenza del blocco anche qui al 31 ottobre.
Resta aggiornato con noi. Unisciti alla nostra pagina Telegram cliccando qui. E’ gratis!
Non hai l’APP di Telegram? Scaricala gratuitamente cliccando qui.